Tecnologia

Windows Server 2003, a una settimana dalla fine del supporto la migrazione è in ritardo

Secondo alcune stime ci sono 1,6 milioni di macchine che funzionano con questo sistema operativo. Aruba prepara un’offerta e una campagna ad ad hoc per convincere le imprese al passaggio

Pubblicato il 07 Lug 2015

Gianluigi Torchiani

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Il countdown può dirsi ufficialmente iniziato: manca infatti esattamente una settimana (14 luglio) alla fine del supporto a Windows Server 2003. Una scadenza probabilmente nota alla stragrande maggioranza degli operatori del settore ma, senza dubbio, nonostante gli sforzi di vendor e operatori di canale, l’impatto mediatico di questa scadenza è stato sicuramente molto meno enfatizzato rispetto all’analogo stop dell’assistenza a Windows XP. Certo, in quel caso c’era di mezzo il mondo consumer e i numeri complessivi erano giocoforza superiori, ma inevitabilmente anche in questa occasione ci saranno ripercussioni, che interesseranno le aziende ma non solo. Sul fronte sicurezza, è probabile che, così come accaduto con XP, non ci sia alcun attacco organizzato di massa il prossimo 14 luglio. Invece, i problemi di sicurezza potenziali si svilupperanno nel corso del tempo, lasciando i sistemi aziendali senza patch e vulnerabili nel lungo periodo. Ma, a parte i rischi security, i rischi più grandi per le imprese sono sul fronte compliance: le organizzazioni che non riescono ad allontanarsi da Server 2003 trovarsi rapidamente incapaci di ricevere un supporto adeguato da parte del proprio fornitore, proprio perché al fuori dei loro requisiti legali. È evidente che, al primo vero problema, questo potrebbe avere un ipatto anche significativo sul normale business di un’organizzazione. Eppure, nonostante tutto, nel mondo, a una settimana dalla data fatidica, ci sono ancora moltissime organizzazioni con server marchiati Windows 2003. Secondo alcune stime potrebbero esserci ancora 11 milioni di singoli server con questo sistema operativo, utilizzati da circa 1,6 milioni di aziende, numero che rimane un significativo punto di preoccupazione. Certo, molto probabilmente una buona parte di queste ha già pensato o addirittura predisposto la migrazione, ma – visti i numeri citati in precedenza – Windows Server 2003 continuerà a sopravvivere in molte aziende anche nel 2016.

Nel contesto variegato di offerte per questo passaggio, c’è da segnalare la recente mossa del player italiano Aruba, che propone di approfittare dell’aggiornamento per passare contestualmente a un ambiente cloud tramite lo sviluppo di progetti ad hoc per la migrazione a Windows Server2012 R; permettendo, inoltre, di selezionare il livello di servizio sul cloud, scegliendo tra HyperV ed HyperV-Low Cost. Secondo Aruba, tra i principali benefici della migrazione al cloud c’è la maggiore efficienza dei consumi grazie alla formula pay-per-use, l’assenza di costi legati a supporti hardware/software e la totale sicurezza dovuta ad aggiornamenti costanti, oltre alla semplicità di un servizio in self provisioning e la comodità di avere risorse scalabili in base alle esigenze di business. Inoltre il Cloud Aruba permette di scegliere dove attivare i propri server e quindi in quale data center e in quale paese ospitare i propri dati. Proprio per l’elevato numero di imprese ancora legate a Windows Server 2003, Aruba ha intenzione di promuovere una campagna in grande stile: «Per comunicare al meglio questa opportunità, Aruba ha sviluppato una campagna di comunicazione che si sviluppa a 360° dalla radio, alla stampa di settore e ovviamente al web. –afferma Stefano Sordi, Direttore Marketing di Aruba – La campagna comunica i termini di fine supporto e promuove piani di migrazione al cloud realizzati secondo le richieste dei clienti. Vogliamo supportare le tantissime aziende interessate attraverso consulenze ad hoc mirate alla progettazione del piano di migrazione più conveniente, per fare in modo che la fine del supporto si trasformi per loro in un’opportunità di aggiornamento e miglioramento dell’infrastruttura IT». .

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