Sin dalla sua presentazione, la scorsa primavera, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è parso come una formidabile opportunità imperdibile per il nostro Paese, come l’occasione per dare il via a progetti e investimenti di sviluppo e a piani di riforme necessari per modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo, contrastare esclusione sociale e disuguaglianze, intensificare azioni positive nell’ambito della sostenibilità e della promozione dell’economia circolare.
In questi mesi molte imprese si sono domandate, al di là del disegno complessivo del PNRR, quali fossero realmente gli strumenti o le leve da utilizzare per perseguire gli obiettivi del piano e coglierne i vantaggi positivi per il proprio business per i propri dipendenti e collaboratori.
Vantaggi che ci sono, in particolare per le Tech Company: un progetto che si gioca tutto all’insegna della digitalizzazione non può non avere, tra i protagonisti della sua realizzazione, System Integrator, ISV, VAR e tutti gli attori del complesso ecosistema ICT.
Proprio di questo si è parlato lo scorso 16 febbraio, in occasione del webinar “PNRR, quali opportunità per le Tech Company: come non farsi trovare impreparati al futuro”, organizzato dalla nostra testata e al quale hanno preso parte Mauro Bellini, direttore delle testate verticali di Gruppo Digital360, Fabio Pasquazi Amministratore Delegato di ICT Lab e Daniele Tiseo Responsabile Area Imprese FPA.
Indice degli argomenti
Il PNRR in numeri
Se Mauro Bellini, in apertura dell’incontro, ha ricordato come il PNRR sia profondamente “intriso” di digitale e quanta digitalizzazione contenga il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sottolineando fin da subito che proprio queste caratteristiche aprono le porte all’ecosistema delle Tech Company, viste come forza abilitante dell’intero sistema Paese, è toccato a Fabio Pasquazi dare un po’ di cifre.
“Il Next Generation EU – premesso – mette a disposizione 312,5 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni e 360 miliardi in forma di prestiti”.
Fondi destinati, per oltre il 50 per cento alla modernizzazione, dunque a ricerca e innovazione (attraverso Horizon Europe), a clima equo e transizioni digitali (attraverso il Fondo per una transizione giusta e programma Europa digitale), a preparazione, ripresa e resilienza (attraverso i dispositivi per ripresa e resilienza, rescEU e EU4Health).
La cosa significativa, è che degli oltre 312,5 miliardi allocati alle sovvenzioni per Ripresa e Resilienza, l’Italia è uno dei Paesi destinatari dei contributi più importanti: il 22% pari a 68,9 miliardi.
Alle sovvenzioni, l’Italia aggiunge poi prestiti per 122,6 miliardi, per arrivare così a un totale di 191,5 miliardi, ripartendoli come illustrato nello schema in calce.
Non stupisce la quantità di fondi destinati alla transizione digitale.
Fabio Pasquazi sottolinea come il nostro Paese mal si posizioni nella classifica DESI, l’indice che misura il livello di avanzamento dell’economia e della società digitale nei diversi Paesi: siamo quartultimi, precedendo solo Romania, Grecia e Bulgaria.
I fondi indirizzabili dal sistema delle Tech Company
È chiaro che questa è l’occasione giusta per intervenire, finalmente, e dare un nuovo boost al nuovo sistema Paese.
Ma quanti sono complessivamente i fondi disponibili?
311 miliardi, come mostra lo schema in calce.
Il punto, che poi è lo scopo per il quale è stato organizzato l’incontro, è capire qual è, nell’ambito di queste cifre, il potenziale indirizzabile dalle Tech Company.
Lo sottolineiamo in modo chiaro: è un potenziale elevato.
Il 33% del totale.
Lo spiega chiaramente, con percentuali e totali assoluti, lo schema che di nuovo proponiamo in calce:
Come le Tech Company possono cogliere le opportunità del PNRR
La vera sfida è capire come le Tech Company possano accedere a questi fondi.
Tre sono gli strumenti utilizzabili.
In primo luogo i Bandi Europei di Ricerca & Sviluppo, seguiti dalle Gare Pubbliche della PAC su progetti del PNRR, e ancora i Fondi su Bandi Nazionali/Regionali (PNRR/MFF).
Quanto alle modalità di coinvolgimento si va dalle forme di partenariato, sia direttamente sia in qualità di fornitori, alla risposta, sia ancora in qualità di fornitori di PAL o Imprese che partecipano ai bandi fino ad arrivare alla partecipazione diretta di bandi per attività interna di R&S.
È chiaro, dunque, che le Tech Company possono beneficiare di quanto previsto dai diversi dispositivi del PNRR sia per servire progettualità nell’ambito del settore pubblico, sia per quelle del settore privato, sia ancora per sé stesse, dunque per migliorare i propri processi o la formazione delle persone che lavorano nelle loro organizzazioni.
Le opportunità nel settore pubblico
A sua volta, Daniele Tiseo, ha evidenziato, per le Tech Company interessate alle progettualità per il settore pubblico, i punti di attenzione delle Missioni 1 e 6.
Si parla dunque degli interventi in infrastrutture digitali, nel consolidamento data center pubblici, nella migrazione in Cloud di dati e servizi pubblici, inquadrandoli nella «Strategia Cloud Italia», nella valorizzazione dei dati pubblici. O ancora degli oltre 2 miliardi di euro destinati al miglioramento complessivo della qualità dei servizi digitali offerti ai cittadini, dei 611 milioni destinati alla digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali…
Nell’ambito della sanità, le direttrici guardano all’ innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, sia nell’approccio, che guarda sempre più alla medicina territoriale e alla casa come primo luogo di cura, con forte focus sulla telemedicina, sia nelle dotazioni, con ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero e con il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati.
Ma c’è molto digitale anche nelle altre pieghe del PNRR e Tiseo ne riassume le potenzialità secondo lo schema qui in calce:
Quanto alle modalità di accesso ai fondi, a seconda della tipologia di intervento, le tech company potranno: essere coinvolte dalle PA già in fase di sviluppo e presentazione delle diverse progettualità oppure essere ingaggiate una volta che gli enti avranno ottenuto i fondi (approvvigionamento di beni e servizi tecnologici per realizzare i progetti.
Per i bandi si parla comunque della primavera.
Le opportunità del Piano Transizione 4.0 e la sfida della sostenibilità
Mauro Bellini, a sua volta, ripercorre non solo gli aspetti legati al Piano Transizione 4.0, che dunque interessano le aziende che vogliono lavorare nel settore privato, come così riassunto nello schema in calce ed esplicitato in questo servizio, ma anche un ulteriore aspetto che pervade tutto il PNRR: quello della sostenibilità.
“La sostenibilità è fortemente presente in termini di volumi di investimento in tutte le missioni, andando anche oltre la Missione 2 dedicata alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica. Anche nelle altre missioni vediamo una presenza veramente molto importante della sostenibilità. Nel PNRR è detto chiaramente che non è possibile pensare a progetti che indirizzano obiettivi di sostenibilità strumenti digitali e i progetti digitali devono includere anche obiettivi di sostenibilità. Sostenibilità che poi si traduce in monitoraggio, misurazione, rendicontazione”.
Un ultimo punto viene sottolineato dai tre panelist: i fondi ci sono, è chiaro, così come è chiaro che ci siano opportunità per le Tech Company. Ma ci sono anche tempi precisi. Tempi dettati dai bandi, tempi dettati dagli impegni con l’Europa, senza il rispetto die quali è precluso l’accesso stesso ai fondi. Non ci saranno proroghe: dunque il momento per prepararsi è ora.