Ridurre la complessità dell’infrastruttura con sistemi iperconvergenti basati e governati interamente su software è la mission dichiarata di Nutanix, che intende portare i tanti benefici di semplicità, flessibilità e di ottimizzazione dei costi, tipicamente percepiti sul Cloud pubblico, all’interno dei data center delle aziende. Un obiettivo che il vendor persegue attraverso la propria rete di partner indiretti, alla quale delega la totalità del business: un centinaio di partner certificati (tra Authorized e Premier ed Elite) gestiti dai due distributori Exclusive Networks e Systematika.
«Se le aziende non vogliono andare nel cloud, portiamo noi il cloud in casa loro – è il pensiero di Alberto Filisetti country manager per l’Italia di Nutanix -. Negli ultimi anni di cloud se n’è parlato talmente tanto che le aspettative di business delle aziende sono state praticamente resettate. Il cloud è ormai sinonimo di facilitatore di business, e il cloud pubblico è simbolo di riduzione del time to market. Oppure si opta per il public cloud infrastrutturale per il lancio di qualche nuovo progetto di business, prima di decidere se investire in maniera più consistente».
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Chi ha paura del public cloud?
Un public cloud anch’esso ormai al passo con l’innovazione, e sul quale si può fare affidamento, con la garanzia di avere a disposizione un vero e proprio data center quando se ne ha bisogno, supportato dalle ultime tecnologie. Mentre dall’altra parte aumenta la complessità delle infrastrutture on premise, che deve essere continuamente upgradata e gestita con alti costi. «Costi fissi che si potrebbero ormai evitare appoggiandosi al cloud, riducendo la complessità e concentrandosi solamente sull’applicazione – aggiunge Matteo Uva, channel manager per l’Italia di Nutanix -. Il cliente, in fin dei conti, non deve preoccuparsi dell’infrastruttura, ma solo del fatto che l’applicazione possa essere lanciata e che funzioni. E su queste premesse ben si cala il concetto di iperconvergenza, che andrebbe a semplificare la struttura a blocchi attualmente utilizzata nel 90% dei data center dei clienti. Connettività, storage, hypervisor, network, in singoli blocchi, con la conseguenza di avere anti team interni, tanti centri costo, tanta spesa, tante competenze diriotate. Insomma: problemi. Tanti blocchi specializzati con il proprio software interno e manutenzione distinta per ognuno di essi. Ed è questo modello che Nutanix intende semplificare, rendendolo agile come se fosse un cloud pubblico».
La semplificazione che passa dal software
Con questo obiettivo Nutanix si è focalizzata sull’iperconvergenza, ridefinendo gli stack di hardware e di software secondo logiche diverse da quelle tradizionali concentrando la parte computazionale dei server, con quella storage e network. Un approccio tipicamente da hardware vendor compiuto, invece, da un’azienda che continua a definirsi software vendor. Che Filisetti intende spiegare: «Se agli inizi la nostra tecnologia si basava su un “pezzo di ferro”, costruito da un OEM interno al gruppo, e vestito del nostro software, abbiamo strada facendo adottato una strategia che prevede di appoggiare il nostro software ad hardware prodotto da terze parti, da cui ha preso vita la partnership con i sistemi di Dell EMC e, in seguito, con Lenovo. Da qui abbiamo poi proseguito con una soluzione software only, che gli integratori possono associare all’hardware che preferiscono. Con blocchi che possono poi essere scalati, aggiungendone di nuovi secondo le esigenze del cliente».
Blocchi integrabili, dall’hypervisor al multicloud
Quindi, al blocco di base, che comprende server, data protection e storage, oggi Nutanix aggancia i nuovi stack, che comprendono Virtualizzazione Integrata, con la possibilità di creare Data Center virtualizzati grazie ai nuovi blocchi, in modo da semplificare l’infrastruttura dei clienti e dare loro possibilità di scelta. «Il sistema può supportare vari hypervisor, sia Nutanix, sia licence free, a garanzia di una virtualizzazione nativa. Non vogliamo andare in competizione ai concorrenti, ma offrire ai clienti la possibilità di scegliere – sottolinea Uva -. Ormai l’hypervisor è una sorta di commodity, per questo lo forniamo già integrato nelle nostre soluzioni, lasciando comunque la possibilità di scegliere di usare altri hypervisor». Altri stack garantiscono le One Click Operations, semplificando e rebdendo possibili upgrade rapidi anche nei Data Center on premise; anche la parte Networking è presa in esame, avendone aumentata la parte di securizzazione e automazione; l’Application Automation, che riunisce in un’unica console la gestione dei vari blocchi, prima possibile solo attraverso singole console di amministrazione.
Il cloud che si vuole gestito da un’unica console
E, infine, il Multicloud Management, a gestione dell’elastic workload, consapevoli del fatto che non si può associare tutto al cloud pubblico, ma che alcuni dati e processi sensibili devono rimanere on premise «nella logica di un hybrid cloud in grado di esaltare la flessibilità di andare o meno sul cloud e di decidere cosa metterci. E mai più un unico cloud: pubblico, privato o distribuito, l’importante è che questi cloud riescano a parlare un’unica lingua – commenta Filisetti -. Per questo abbiamo creato un “enterprise cloud OS”, 100% software, che consente la scelta tra piattaforme multiple, con installazione e upgrade con un one-click, in grado di far parlare private e distributed cloud, basato il tutto su piattaforma Prism, la nostra console di amministrazione che amministra tutta l’infrastruttura e che mostra le varie possibilità di cloud pubblico disponibile e decidere dove far girare la nuova applicazione realizzata in azienda. Tra Azure, Google cloud platform, AWS, Xi Cloud Services Nutanix e Nutanix Enterprise Cloud. Una gestione del multicloud in ottica app-centrica, per tutti i cloud».