Quando nel maggio del 2020 Microsoft lanciò il suo programma Ambizione Italia #Digital Restart due furono i dati salienti caratterizzanti l’iniziativa. Il primo che si trattava di un investimento di una portata mai vista in precedenza nel nostro Paese: 1,5 miliardi di euro.
Il secondo è che tra le iniziative previste ci sarebbe stata anche l’apertura di una Region Data Center nel nostro Paese.
A distanza di due anni da quel primo annuncio, e mentre sulla data della realizzazione del data center italiano ancora vige il più stretto riserbo, Microsoft comincia a dare forma a una serie di iniziative che promuovono la centralità dei partner proprio nello sviluppo, promozione e realizzazione di servizi cloud per le imprese e gli enti del Sistema Italia.
E annuncia la nascita della “Ambizione Italia Cloud Region Partner Alliance”, della quale fanno parte, in qualità di “founder”, sette realtà dell’ecosistema nazionale: Accenture, Avanade, Cluster Reply, Engineering, Kyndryl, TeamSystem e Var Group.
Abbiamo chiesto a Fabio Santini, Direttore Divisione Global Partner Solutions di spiegarci i motivi che hanno portato alla creazione di questa Alliance.
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Le quattro dimensioni della Cloud Region Partner Alliance
“Stiamo parlando di un viaggio molto lungo – ha esordito Santini – che parte proprio da quell’annuncio del 2020, di un investimento da 1,5 miliardi di euro. Quando si fa un investimento di questo tipo, si ragiona su più dimensioni e si lavora su più dimensioni”.
Così, la prima dimensione è stata quella tecnologica: cosa servirà quando si aprirà la Region? Quali prodotti e quali servizi serviranno fin dall’inizio e quali potrebbero essere attivati in un secondo momento?
“Per rispondere a questi interrogativi, abbiamo selezionato un gruppo di partner che fin dall’inizio hanno mostrato più attenzione alla Region, nella convinzione che in questa apertura vi siano opportunità di business da non perdere. E con questi partner abbiamo lavorato per definire quali fossero i servizi più importanti per l’Italia”.
È quasi un lavoro di cesello, quello raccontato da Santini, che spiega come con ciascun founder siano stati organizzati incontri, “per comprendere quali problematiche potrebbero essere indirizzate o risolte con l’apertura della Regioni, quali siano i mercati indirizzabili, quali industries, quali opportunità. Non possiamo dimenticare che alcuni dei founder hanno essi stessi dei data center: come è possibile fare leva sui loro asset e quali scenari si aprono con l’arrivo della Region?”.
Santini è molto chiaro sul punto: non si è parlato di muri e terreni, ma di architetture e servizi, di identificazione delle opportunità e delle aree su cui accelerare.
Una rosa ristretta ma eterogenea
È in ragione di questi obiettivi che la rosa dei founder, per quanto ristretta, sia così eterogenea.
“È chiaro che la Partner Alliance si allargherà, ma in questa fase ci siamo posti l’obiettivo di non privilegiare nessun segmento, mercato o tecnologia. Per questo abbiamo a bordo grandi player internazionali, grandi player locali, player focalizzati su mercati specifici, ISV…”.
La seconda dimensione sulla quale Microsoft ha scelto di lavorare è quella delle Industry.
“Abbiamo cercato di individuare quali siano le industry sulle quali la Region locale può portare il miglior contributo”, spiega Santini.
Il manifatturiero è sicuramente uno dei settori d’elezione, dal momento che per essere davvero cloudizzato ha bisogno di avere una Region vicina, ma accanto al manifatturiero ci sono settori come l’Healthcare, il Public Sector o ancora tutto ciò che ruota intorno al PSN (Polo Strategico Nazionale) o ancora i settori fortemente regolamentati o che richiedono requisiti specifici.
La terza dimensione è rappresentata dal segmento, vale a dire dalle analisi delle opportunità per il mondo delle piccole, delle medie e della grandi imprese.
“La quarta dimensione sulla quale ci siamo concentrati è stata per l’appunto quella dei servizi, analizzando sia cosa viene proposto in altre Region in Paesi diversi dall’Italia, sia le progettualità sulle quali i nostri partner stanno lavorando o intendono lavorare. Questo ci ha consentito di definire delle priorità, anche inserendo nel progetto servizi inizialmente non previsti”.
Una Alliance destinata ad allargarsi
L’Alliance non si fermerà a sette partner. “Ci saranno partner che entreranno in modo più forte e consistente, altri che faranno parte di un canale sicuramente allargato, per il quale stiamo già pensando servizi e programmi specifici”.
I sette “founder”, oltre alla stretta collaborazione con Microsoft nella fase progettuale legata al varo della Region, fungeranno anche da ambassador, promuovendola sia verso i clienti, sia verso l’intero ecosistema.
Sullo sfondo, è innegabile, ci sono gli investimenti e i fondi legati al PNRR, una buona metà dei quali potenzialmente legata a soluzioni Cloud e digitali e a progettualità innovative che richiedono servizi cloud locali a bassa latenza in un ambiente in grado di beneficiare di una rete internazionale che garantisca data sovereignty, cybersecurity e compliance.
I partner e la Cloud Region, tra soluzioni e formazione
I partner che aderiscono e aderiranno all’Alliance migreranno le proprie attività e i propri servizi sul Microsoft Cloud, potendo sfruttare le oltre 90 certificazioni del Cloud stesso, la conformità al GDPR e la tutela in termini di cybersecurity.
L’Alliance prevede la creazione di un ampio programma di training e certificazioni per l’upskilling dei dipendenti e collaboratori dei partner, ma prevede anche che i partner stessi prendano parte a un piano di creazione di una più solida cultura digitale all’interno delle imprese e organizzazioni italiane.
Le aspettative di Microsoft relative alla creazione della Cloud Region italiana sono molto alto, tanto che l’amministratore delegato della società Silvia Candiani parla di 10.000 opportunità di lavoro e circa 9 miliardi di dollari di indotto diretto e indiretto entro i prossimi due anni.