Storage

Nella nuova dimensione dello spazio Infinidat, prezzo e prestazioni vanno d’accordo

La risposta della casa israeliana all’incessante crescita nella domanda di storage parte da una visione innovativa in grado di coniugare al meglio, velocità, costi e facilità d’uso

Pubblicato il 27 Feb 2017

Giuseppe Goglio

flash storage

Secondo i modelli attuali, alla crescita dello storage, corrisponde un altrettanto aumento della complessità nelle relative architetture. Una situazione già oggi spesso difficile da gestire, con la prospettiva di diventare una vera impresa nel giro di pochi anni, di fronte all’avanzata esponenziale destinata a durare ancora a lungo. Una parte di questa complessità è dovuta anche allo sviluppo ancorato alle architetture originarie, nate in contesti totalmente diversi e usualmente adattate di fronte alle nuove esigenze.
Superare la pericolosa spirale richiede il coraggio di cambiare completamente l’approccio. «Le aziende chiedono elevate prestazioni, capacità e affidabilità senza compromessi – afferma Daniela Miranda, ‎regional sales director South Europe di Infinidat -. La nostra idea era sviluppare una nuova generazione di piattaforma storage di fascia medio alta, in grado di assicurare scalabilità e ottimizzazione di architetture NAS, SAN iSCSI e Openstack integrate in un unico box».

Il risultato è Infinibox, un sistema con tutti i numeri in regola per stravolgere le attuali regole del mercato. Il sistema promette infatti prestazioni superiori al milione di IOPS, latenza inferiore al millisecondo, compressione inline, funzionalità avanzate di analisi delle performance e scalabiltà oltre i 5 PB di effettiva capacità storage in un unico rack standard 42U.

Cifre di per sè non sufficienti però a inquadrarne le grandi ambizioni. «Parliamo di un sistema concepito in modo tale che di fatto sia fermo non più di tre secondi l’anno – sottolinea Miranda -. Una tecnologia nata e sviluppata secondo logiche israeliane. Si è provato a chiuderlo in un bunker per mesi, le unità guaste da riparare non mancavano certo, ma le prestazioni non erano state intaccate».

La combinazione di unità a disco, componenti flash e cache DRAM è stata costruita al fine di raggiungere nuovi livelli di prestazioni e affidabilità. Al tempo stesso, riuscendo nella non facile ripresa di garantire la semplicità d’uso e abbattere i costi. «Ogni operazione non deve richiedere più di pochi click – conferma Miranda -. L’installazione non più di un paio d’ore, e altrettante per la formazione. Inoltre, a pieno regime, la macchina ha un consumo di poco di 8KW, vale a dire 3-4 volte in meno rispetto alla media dei sistemi attualmente installati nei data center».

Cambiare un paradigma tanto importante e tanto consolidato nel tempo non è facile. Le prime prove sul campo tuttavia, si stanno rivelando molto incoraggianti. L’idea di fondo di astrarre completamente l’hardware dalla gestione dei dati ha portato a una cura quasi maniacale del software. Infinibox viene venduto con configurazioni allineate alle previsioni di crescita del cliente a tre anni. La tariffa resta però calcolata sul fabbisogno effettivamente desiderato. La parte eccedente svolge un doppio ruolo, Da una parte, la flessibilità di poter attivare praticamente all’istante eventuali espansioni di spazio. La seconda, a garanzia dell’affidabilità. A prescindere dal numero di unità guaste, la disponibilità di spazio è garantita da una distribuzione estremamente capillare dei dati e quindi del relativo riposizionamento.

«La nostra filosofia era cambiare il modo di pensare allo storage – interviene Riccardo Facciotti, technical director Southern Europe di Infinidat -. Non si poteva certo entrare in un mercato già abbastanza affollato mettendosi in fila. È arrivato il momento di poter gestire l’infrastruttura in modo diverso e siamo pronti a dimostrarlo».

I dati suddivisi in pacchetti su più livelli vengono memorizzati su altrettanti dischi fissi. Ogni cinque minuti l’aggiornamento da cache interessa solo i blocchi modificati. L’impiego delle unità in parallelo aumenta le prestazioni di circa un ordine di grandezza. Un’architettura estremamente complessa, ma totalmente trasparente dal lato utente. Non a caso, l’assistenza tiene sotto controllo tutto da remoto e non programma la sostituzione delle unità guaste se non al raggiungimento di un valore di soglia. Fino a quel momento, le prestazioni non subiscono infatti alcun impatto.

«Chi cerca il massimo delle prestazioni, guarda naturalmente ad architetture all-flash e all’inizio solleva qualche perplessità – riflette Facciotti -. Il vero test però, è quello effettuato con i dati del cliente ed è lì che riusciamo a risultare convincenti. Un elemento su tutti, capace di fare la differenza, sono i 12,5 GB di throughput al secondo».

In una prima fase, una soluzione destinata soprattutto alle grandi aziende. Una situazione destinata però a essere superata. «Il nostro target primario sono esigenze di storage superiori ai 100/150 TB – conclude Miranda – Ormai non più appannaggio solo di grandi realtà, ma determinate sempre più dalla tipologia di business, supportato da processi di consolidamento di dati e carichi di lavoro differenti in un unico apparato».

Una rete da tessere senza remore

Le caratteristiche di innovazione e portata dell’offerta Infinidat la rendono una soluzione rivolta prima di tutto ai grandi service provider e al mondo TLC. Un’offerta affidata soprattutto al partner Avnet. L’ambizione di allargare il mercato puntando sulla rapida crescita delle esigenze di storage e sul rapporto costi/benefici stanno però portando a costruire una rete più estesa. «Stiamo cercando i partner giusti – spiega Riccardo Facciotti, technical director Southern Europe di Infinidat -. Non parliamo necessariamente degli storici venditori del settore, ma partner smart, focalizzati sull’innovazione e in particolare il software defined storage, pronti a cogliere il valore».
In Italia, di fronte alla diffidenza dei nomi storici del settore, si è partiti con la vendita diretta. «Ora però, dopo le indicazioni raccolte dagli stessi clienti, sono gli operatori del canale a venire a cercarci – puntualizza Facciotti -. Ancora di più, quando hanno modo di verificare come i prezzi concorrenziali siano anche in grado di garantire margini più ampi».
L’obiettivo è costruire una rete di 5-6 var con i quali allacciare un rapporto più stretto, ai quali affiancare una squadra più ampia di realtà più piccole gestite dai distributori.

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