Storie di ordinaria innovazione

«Noi che negli anni 90 vendevamo i pc… che fine faremo?

Il canale, il business, la vita quotidiana di chi dice, fa e vende innovazione. Uno spazio aperto al servizio dei rivenditori. Uno spazio al servizio di tutti gli operatori della filiera IT che hanno il desiderio di confrontarsi e scambiare opinioni, impressioni, suggerimenti, casi di successo e critiche. Apre le danze uno storico rivenditore della bergamasca con l’informatica stampata nel Dna

Pubblicato il 24 Lug 2013

Marco Maria Lorusso

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Scrivere il primo post è l’impresa più ardua, occorre rompere il ghiaccio e non sempre è facile ma bisogne pure incominciare in qualche modo. Diciamo che mi occupo d’informatica da sempre e “purtroppo” mi piace. Riesce sempre infatti a fornirmi quegli stimoli necessari per non dire basta quando le giornate ti farebbero dire mi dedico ad altro. Dicono che da imprenditore non sempre è bene unire le passioni al lavoro poiché non ti fanno vedere le cose con la necessaria lucidità e distacco a volte necessari. Ma tant’è… Ma andiamo con ordine, la nostra storia parte vent’anni fa quando vendere computer era veramente facile. Tutti ne avevano bisogno. Bastava solo conoscere il prodotto. L’equazione di quei tempi era più potente è meno tempo impieghi a fare il tuo lavoro. Poi intorno al 2003 questa equazione incominciò ad incrinarsi. La maggiore velocità incominciava e non essere più il leitmotiv che convinceva l’acquisto e poi il nostro valore aggiunto di rivenditore non era abbastanza, l’informatica era diventata semplice! Dovevamo capirlo già dall’arrivo dei primi netbook che da quel momento il delicato equilibrio finanziario che ci permetteva di avere un punto vendita , un’esposizione , un magazzino si era ormai infranto. Anche se ormai erano anni che dedicavamo risorse e forze verso la consulenza e l’assistenza tecnica la vendita diretta per noi era il nostro cavallo di troia che ci permetteva di acquisire nuovi clienti ed entrare anche nelle aziende .

Ma le cose non potevano che andare peggio infatti arrivò il tablet …. Per la grande distribuzione l’informatica è sempre stata un di più, un mercato che permetteva di attrarre clientela e poi marginare su altri settori: dal bianco al bruno. Il tablet era l’ideale in quetso senso. Un prodotto che non necessitava neanche di spiegazione e che quando si rompe è perché si sfracella a terra. Per noi rivenditori la vendita di un tablet è senza profitto ma penso che anche per i vendor il margine debba essere prossimo allo zero tanto è il loro sforzo nel creare un proprio marketplace. Storia a parte però, oggi, alla luce di questi e tanti altri cambiamenti tremendamente in atto, cosa è rimasto di quello stuolo di rivenditori di computer degli anni duemila? Qui nella bergamasca saranno forse una decina con una esposizione ma destinati a scomparire inghiottiti dalla GDO e dai rivenditori On line ,che spesso sono gli stessi distributori, o qualche meteora fiscalmente discutibile . Ma noi, quelli che agli inizi degli anni novanta avevamo iniziato, che fine faremo?

Condividerò con voi i percorsi che di giorno in giorno permettono alla azienda che guido di evolversi e di tentare di sopravvivere o cavalcare l’evoluzione. Buon viaggio!

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