La società di sviluppo smeup crea software utilizzando componenti open source preimpostati che sviluppa nei suoi laboratori. Dall’assemblaggio di tali componenti nascono applicazioni su misura, personali e personalizzate. Non solo, tale struttura “a blocchi” rende le applicazioni durevoli nel tempo perché basta l’aggiornamento di uno dei componenti per attualizzarle. smeup le definisce “The infinite software”, il software eterno.
“The infinite software” è anche il titolo del webinar che ha organizzato di recente l’azienda per parlare direttamente a sviluppatori, giovani talenti, clienti e partner con l’intenzione proprio di far sapere in cosa consiste lo sviluppo per componenti.
Abbiamo chiesto a Mauro Sanfilippo, CTO di smeup di raccontarci com’è stata questa esperienza e quali risultati ha portato. Lui ha stilato un bilancio dell’evento, ma ci ha raccontato anche un po’ di novità sull’azienda.
L’obiettivo principale che avevate era di raccontare la vostra modalità operativa in modo da diffondere il vostro brand e anche fare talent acquisition. L’avete raggiunto?
Direi proprio di sì. Ci sono stati oltre 200 iscritti e tra chi ha partecipato c’erano diversi nomi nuovi. Alcuni si sono proposti per contribuire sin da subito sia ai nostri progetti open source altri per avere dei colloqui di lavoro. Quindi confermo: questo obiettivo lo abbiamo assolutamente raggiunto.
Eravate già conosciuti o per chi ha partecipato al webinar è stata una novità? Avevano già avuto qualche contatto con voi o con le vostre strategie e il vostro modo di sviluppare software?
Molte delle persone che si sono iscritte non ci conoscevano, per cui questo evento è stato il primo contatto con smeup, con quello che facciamo e come lo facciamo. Per noi è stata l’occasione di dare una spinta alla conoscenza del nostro brand, anche verso persone che normalmente non ci contatterebbero, a meno che non fossero alla ricerca di un lavoro. È stata perciò l’occasione per aprirci verso nuovi canali che comunque fanno parte del nostro target. Tuttavia, se qualcuno non ha potuto partecipare ma è curioso di sapere cosa abbiamo mostrato, può rivedere il webinar gratuitamente.
Gli iscritti erano più sviluppatori freelance o dipendenti di aziende? Quale tipo di pubblico ha partecipato?
Tendenzialmente le persone che hanno presenziato erano freelance. Però abbiamo avuto un grande riscontro anche da parte dei nostri competitor, diretti o indiretti, di aziende che operano nel nostro settore più piccole di noi oppure delle nostre stesse dimensioni. Tuttavia, a essere sincero nel nostro settore non notiamo un grande livello di competitività. Questo per la nostra vocazione a non chiuderci, a non nascondere cosa stiamo facendo. Non abbiamo in testa il concetto di segreto industriale. Anzi, crediamo addirittura che si possa creare valore insieme ai competitor. Questo è il motivo perché produciamo software open source, cosa che, vi assicuro, in Italia, soprattutto nel mondo dei gestionali, non è molto frequente né ben accettata. È diffusa l’idea “chissà cosa succede se qualcuno mi ruba i codici”. I nostri competitor ragionano in questo modo, non danno il sorgente ma solo il compilato. Invece Smeup è da sempre open source. Diamo ai clienti tutti i nostri sorgenti senza alcun problema. Ovviamente hanno delle licenze, cioè non possono rivenderli a nome di smeup.
Dal riscontro del pubblico che feedback avete avuto?
Dalle richieste arrivate alla fine dei singoli speech abbiamo riscontrato un grande interesse a capire come sviluppiamo il software e le applicazioni. Evidentemente la platea è comunque rimasta colpita da quello che facciamo, dalla modalità in cui lavoriamo, fino a dove ci spingiamo.
Un’altra cosa che mi è stata riportata come feedback è il fatto che è stata notata la giovane età media dei relatori. In effetti, a parte me che ho 40 anni, era inferiore a 26 anni. Ritengo non sia un dettaglio di poco conto perché è sinonimo di un’azienda che si rinnova. Ci tengo a sottolineare che gestionale non equivale ad AS400, come qualcuno ancora pensa, e nemmeno implica persone con esperienza e di età avanzata.
Un’azienda giovane e “che si rinnova”, dice. Come state agendo in tal senso?
In questi anni, smeup ha investito molto sul cambio generazionale e sull’acquisizione di nuovi talenti. Pochi giorni fa abbiamo dato notizia della creazione della smeup Academy per lo sviluppo di nuove professionalità tra i giovani che escono dalle scuole superiori. Una prova pratica dei risultati della nostra formazione si è avuta proprio durante il webinar: tre dei relatori arrivano proprio dai progetti che abbiamo in atto con le scuole e che ci vedono impegnati in prima persona nella formazione come docenti. Abbiamo fatto anche degli stage con alcuni degli studenti dei nostri corsi e ne abbiamo assunti quattro: sono davvero molto bravi.
La smeup Academy è invece una scuola nostra interna. È nata perché ci teniamo molto a portare i giovani nelle aziende e a cambiare quel trend per cui finché non hai compiuto 35 anni e non sei laureato non puoi neanche avvicinarti al mondo del lavoro. Noi la formazione la facciamo con i ventenni, perché riteniamo che siano le persone che offrono il massimo della produttività, della creatività.
Noi facciamo anche da advisor e da investitori in start-up. Le aiutiamo in tutti gli aspetti tecnologici e anche di marketing.
Visto il riscontro che avete avuto, pensate di riproporre un evento simile?
Sicuramente lo rifaremo, magari anche due volte l’anno. Per noi è stato un test, perché non ci eravamo mai rivolti direttamente a questo target. Di solito teniamo webinar più specifici su un argomento applicativo, però interni e per clienti oppure partner.
Abbiamo sperimentato molte cose nuove. Prima fra tutte abbiamo provato a fare l’evento in una modalità ibrida, cioè dando la possibilità di venire a seguirlo nella nostra innovativa sede di Nova Milanese o a partecipare da remoto.
Inoltre, molto probabilmente la prossima volta avremo anche degli ospiti esterni, magari qualche partner o qualche persona di spicco nel mondo dello sviluppo.