Utili record per Apple, ma le vendite di iPhone rallentano

La stessa società ha ammesso che il trimestre in corso, che si chiuderà a marzo, dovrebbe evidenziare un decremento delle vendite degli smartphone, con inevitabili ripercussioni sui risultati finanziari del Gruppo

Pubblicato il 27 Gen 2016

Gianluigi Torchiani

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L'iPhone 6, commercializzato dal 2014

Utili record, fatturato in crescita e la posizione finanziaria probabilmente più solida nel panorama IT. Eppure tutto questo non è bastato ai mercati finanziari, che hanno punito in Borsa il titolo Apple, all’indomani della presentazione dei risultati del primo trimestre dell’anno fiscale 2016, conclusosi il 26 dicembre scorso. il motivo? Il rallentamento delle vendite di iPhone, a cui sono legati circa i due terzi del fatturato, con le nuove versioni che evidentemente non hanno entusiasmato i consumatori mondiali: nel trimestre sono stati venduti infatti 74,8 milioni di unità di smartphone Apple, in pratica lo stesso numero del medesimo periodo del 2015 (74,5 milioni), un numero tra l’altro leggermente inferiore alle attese, ossia 75,46 milioni di unità. In particolare, l’aumento dello 0,4% nelle spedizioni è il più basso da quando il prodotto è stato lanciato, ormai nel lontano 2007. Il dato è influenzato dal cattivo andamento del mercato cinese e dal rafforzamento del dollaro rispetto alle altre valute, considerato che buona parte delle vendite Apple avvengono al di fuori degli Usa.

Da rilevare che la situazione dell’altro prodotto simbolo di Apple, l’iPad è decisamente peggiore: il device è stato travolto dalla crisi del mercato dei tablet, tanto da registrare nel trimestre una decrescita delle spedizioni del 25% rispetto allo stesso periodo del 2014. Male anche i Mac, giù del 4%, mentre la società di Cupertino ha messo a segno una crescita consistente nell’area dei servizi (+26%) e negli “altri prodotti” (+62%), categoria che comprende anche l’Apple Watch. Eppure, come si diceva, Apple, pur con questi risultati non eccezionali ha potuto mettere a segno un utile netto record, pari a 18,4 miliardi di dollari, in crescita dell’1,9%, che consente alla compagnia di aumentare ulteriormente la sua eccezionale disponibilità di cassa, pari a oltre 200 miliardi di dollari.

I dati sono stati ovviamente difesi a spada tratta dal management del gruppo: «Il nostro team ha portato a termine il più grande trimestre di sempre per Apple, grazie ai prodotti più innovativi al mondo e alle vendite record di sempre per quanto riguarda iPhone, Apple Watch e Apple TV – ha affermato Tim Cook, CEO di Apple – . La crescita del nostro business dei Servizi ha accelerato nel corso del trimestre fino a produrre risultati record, e la nostra base installata recentemente ha raggiunto l’importante traguardo di un miliardo di dispositivi attivi». «Le nostre vendite record e i forti margini hanno guidato i record di sempre per quanto riguarda l’utile netto e l’utile per azione nonostante un contesto macroeconomico molto difficile», ha invece ammesso Luca Maestri, CFO di Apple.

Al di là di questi risultati, il problema riguarda, però, soprattutto il futuro: le aspettative per il trimestre in corso, che terminerà a marzo, non sono affatto eccezionali. Le vendite di iPhone dovrebbero attestarsi tra i 50 e i 53 milioni di unità, in ogni caso un decremento rispetto 58 milioni di unità dello stesso trimestre del 2015. Questo significa che i numeri di Apple, nella prossima trimestrale, saranno caratterizzati da un segno negativo anche sotto il profilo finanziario. I mercati, invece, sono stati sempre abituati a numeri record dalla società di Cupertino e sono dunque estremamente delusi.

Anche perché il rischio concreto nel breve termine è quello di ulteriori numeri piatti, se non declinanti. Data la sostanziale dipendenza di Apple dalle vendite di iPhone la speranza di invertire la rotta risiede nell’iPhone 7, che dovrebbe essere lanciato entro la fine dell’anno, o magari anche in un iPhone di fascia media, di cui si parla da tanti anni e che potrebbe essere particolarmente appetibile nei Paesi emergenti, in questo periodo alle prese con un rallentamento della crescita.

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