Era il 1 aprile del 1976 quando Steve Wozniak e Steve Jobs registrarono la nenonata Apple Computer Inc. Il giorno non fu casuale ma una sorta di data da ricordare per lo scherzetto compiuto. La mossa fu più che altro un atto di coraggio per sfidare la sorte e dimostrare al mondo che la Apple poteva invece essere qualcosa di serio, molto serio. Solo quattro anni dopo la “Mela” venne quotata in Borsa, il primo vero passo verso la maturità del sogno che era stato dei due Steve. Tutto forse troppo semplice e bello. E infatti qualche anno dopo l’azienda rischiò addirittura il fallimento. Fu un periodo difficile quando Jobs uscì dal gruppo per dedicarsi alla Pixar, un’altra grande sfida vinta dal compianto luminare hi-tech. Steve Jobs lavorò fuori dalla Apple per dodici anni, dal 1984 al 1996, tempi in cui l’attuale prima azienda per capitalizzazione in Borsa differenziò parecchio il suo portafoglio di offerta.
I prodotti
Quasi esclusivamente concentrata sull’Apple II, il colosso arrivò a produrre più di trenta dispositivi diversi, alcuni forse inutili come la Macintosh TV, la console Pippin o la fotocamera Quicktake, altri di successo, declinati poi nella linea Mac. La storia cambiò radicalmente con il ritorno di Jobs, l’unico visionario in grado di gestire tecnici, creativi e manager per portare l’azienda diritto verso il futuro. Spesso ricordiamo il successo degli iPhone oppure la nuova fetta di mercato creata con gli iPad, ma ancor prima Apple mise fine al monopolio di Microsoft e del suo Windows con le prime versioni di Mac OS, migliorate con l’apporto della NeXT, altra azienda tirata fuori dal cilindro di Steve Jobs.
Gli anni del successo
Da quel momento Apple non ha più (o quasi) perso un colpo. All’inizio dei 2000 nei laboratori di Cupertino si lavora già a progetti rivoluzionari: l’iPad in primis ma anche la TV, l’auto e l’orologio. La consacrazione è arrivata con l’iPhone, uno dei primi cellulari con schermo full touch e assenza di tastiera. A distanza di tempo è ancora lui a guidare gli introiti della multinazionale, un successo che però rischia di diventare un boomerang visto che le vendite dell’ultimo anno sono rimaste praticamente identiche a quelle dei 12 mesi precedenti, confermando uno stallo preoccupante per tutto il settore smartphone. Difficile anche puntare ancora sull’iPad visto che qui i forecast dicono che già da mesi il particolare settore non rende più come prima. Dove dirigersi allora? Apple ha saputo reinvetarsi con il Watch, con un tablet per i professionisti e un cellulare meno costoso ma non privo di potenza e innovazioni in-house. Probabilmente il successivo slancio arriverà con la Apple Car e, prima ancora, con i visori di realtà virtuale. Il problema è che la concorrenza ha allungato il passo (Tesla ha presentato ieri Model 3) e per raggiungerla serve una formidabile “one more thing“.