Finisce sempre così: solo i top di gamma con a bordo Android ricevono le più recenti patch di sicurezza, mentre tutti gli altri restano potenzialmente indifesi. Se un contesto del genere è vero per le generazioni precedenti dei modelli più famosi, figuriamoci tutti gli altri, prodotti da marchi diffusi solo localmente e con un mercato ridotto. Spesso gli utenti non se ne rendono conto, ma si ritrovano tra le mani dispositivi privi di misure idonee a proteggerli da hacker e criminali informatici, che in qualsiasi momento possono sfruttare bug e vulnerabilità per insediarsi nel sistema. Google è a conoscenza di un panorama del genere e vuol rimediare. Lo farà collaborando più strettamente con i vendor, così da cercare di ridurre il gap che pone i Nexus e i Pixel una spanna sopra alla concorrenza, in quanto a bugfix.
Settore da migliorare
Nel report annuale sullo stato di sicurezza del mondo Android, Big G ha disegnato un quadro della protezione degli oltre 1,4 miliardi di dispositivi attivi al mondo. Nonostante le novità introdotte da Nougat, restano ancora tanti i device non aggiornati, che rischiano di essere infettati da malware e virus. Per questo potrebbe essere esteso l’update ad Android 7.0 per prodotti originariamente esclusi, così da ottenere misure di default atte ad assicurare i terminali. Qualora ciò non fosse possibile, il team del robottino verde ha affermato di essere al lavoro per abilitare tanti altri modelli a ricevere le più recenti patch di protezione, ancora assenti sulla metà dei dispositivi in uso alla fine del 2016, privi di aggiornamenti nei precedenti 12 mesi. Molto dipenderà dalla risposta di operatori e partner, che dovranno semplificare la diffusione delle risoluzioni periodicamente, magari non una volta al mese come accade per gli smartphone Nexus e Pixel ma con tempistiche decisamente inferiori alle attuali, che possono prevedere sbalzi di diversi mesi tra un update e l’altro.