Big data

Arriva un algoritmo che svela le preferenze sessuali

I ricercatori della Stanford University hanno realizzato un algoritmo che sa riconoscere gli orientamenti sessuali meglio di quanto farebbero le persone. Ma c’è un rischio privacy

Pubblicato il 14 Set 2017

Paolo Longo

riconoscimento-facciale

Può un solo algoritmo determinare i gusti sessuali di una persona partendo semplicemente da una foto? Stando ai ricercatori della Stanford University, sì. Uno studio condotto dall’ente è riuscito a ottenere risultati in percentuale molto più vicini alla realtà di quanto fatto da giudici in carne e ossa. Nel concreto: la rete neurale sviluppata nei laboratori della Stanford ha portato a casa l’81% di accuratezza nel riconoscere uomini gay e il 74% in merito alle lesbiche, contro rispettivamente il 61% e il 54% scaturito dalle analisi di occhi umani. Qui però il dilemma: a cosa punta l’algoritmo? Esistono espressioni del volto, morfologie e caratteri distintivi tali da permettere alla macchine di poter distinguere tra un eterosessuale e gli altri?

E se questo fosse possibile non saremmo dinanzi a una chiara presa di posizione razziale e stereotipata? Difficile dirlo ma sta di fatto che i risultati a cui il test è giunto rappresentano una base di partenza fondamentale per analisi antropomorfiche future.

Come si è svolto

L’esperimento ha preso in considerazione circa 35 mila foto di altrettanti individui inserite come file all’interno della rete neurale riprodotta. A mano a mano che le immagini venivano mostrate al computer, questo imparava a distinguere meglio i generi sessuali, sino a raggiungere picchi del 91% di esattezza, tramite un confronto diretto con le dichiarazioni di orientamento rilasciate dagli stessi tester. Secondo i ricercatori: “Coerente con la teoria dell’ormone prenatale che induce l’orientamento sessuale, gay e lesbiche tendono ad avere una morfologia facciale atipica, contraddistinta da espressioni e stili determinabili. Questi risultati portano avanti la nostra comprensione delle origini delle scelte sessuali e dei limiti della percezione umana. Inoltre, dato che aziende e governi stanno sempre più utilizzando algoritmi di computer vision per individuare i tratti intimi delle persone, lo studio pone anche in essere la possibilità che uomini e donne omosessuali possano essere individuati digitalmente con seri rischi per la loro sicurezza”.

Sebbene la ricerca mostri fini ben poco totalitaristi è evidente che ottenere l’accesso a software del genere potrebbe dar vita a pesanti abusi, indirizzati a perseguire chi è stato etichettato come gay da una macchina che non sa andare oltre lo sguardo.

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