Altro che sette vite, BlackBerry deve avere un cassetto pieno di risorse (economiche sicuramente) utili a spostare sempre più in là il momento dell’abbandono finale al mondo della telefonia mobile. La compagnia originaria del Canada, ma da anni nelle mani di un board cinese, ha perso da settembre 2013 a oggi oltre 59.000 clienti, passati ad altri brand e sistemi operativi. Nonostante il tracollo, il core business del gruppo può contare su un’offerta software dedicata al mondo enterprise, come gestionali e piattaforme sviluppate ad-hoc per clienti di qualsiasi dimensione, che li permette di tirare avanti anche senza badare fin troppo a cosa succede nel comparto hardware. Certo, perdere continuamente utili non fa piacere a nessuno ed è per questo che BB, qualche mese fa, ha chiuso la divisione di ingegnerizzazione mobile, esternalizzando la costruzione dei dispositivi futuri ad altre aziende.
Cosa succede
Da quel momento, sul mercato sono arrivati il DTEK50 e il DTEK60, entrmbi modelli molto simili a precedenti Alcatel. Il motivo? La casa di produzione a cui BlackBerry si è affidata, TCL Corporation, è la stessa che sforna gli smartphone del gruppo francese e che ha riadattato i DTEK attenendosi alle indicazioni del nuovo committente. Il problema è che, se esternamente e a livello tecnico i diversi dispositivi si assomigliano, il prezzo dei DTEK è decisamente più alto della controparte Alcatel, particolare che non ha fatto per nulla piacere ai consumatori. Vale la pena pagare di più solo per avere un marchio storico dietro lo chassis? Ovviamente no, ma nei telefonini BlackBerry c’è un mondo di sicurezza e protezione che difficilmente oggi possiamo trovare altrove.
Il nuovo Mercury
E con questa premessa, la canadese porterà entro i primi tre mesi del 2017 sugli scaffali dei negozi Il DTEK70, nome in codice Mercury, esteticamente diverso da modelli già visti tra la concorrenza e più simile a quella che è stata la storia della “mora”. Il punto caliente, oltre ad Android, è una tastiera estesa QWERTY che riporta in auge il concetto di produttività on mobile. Come detto, l’ecosistema è ancora una volta incentrato sulla personalizzazione di Android ma con uno stampo security sempre ben visibile. Ci sarà il Play Store ma anche BlackBerrt World, che contiene tutte le applicazioni più famose che gli affezionati hanno imparato a usare nel tempo. L’hub delle notifiche resta il fulcro principale di tutte le comunicazioni ricevute sullo smartphone implementate da un sistema di crittografia in grado di rispettare le principali policy aziendali. Nonostante ciò, a bordo non mancheranno chicche più propriamente consumer, come una fotocamera da 18 megapixel, RAM da 3GB e un processore degno di far girare tutte le principali app e giochi in 3D. Certo, la presenza della tastiera riduce la diagonale del display, qui da 4.5 pollici, ma è un compromesso accettabile per chi, con il proprio cellulare, deve dar seguito a certe priorità.