Erano due i principali trend che negli anni scorsi gli analisti affermavano poter guidare l’economia hi-tech del nuovo millennio: IoT e Realtà Virtuale. Se il primo settore ha vissuto momenti difficili, con un’adozione non sempre ben accetta e ponderata, il VR suscita un interesse maggiore, perché richiama alla mente il mondo del cinema, dei videogame, insomma ambienti legati al “gioco” che hanno la capacità di attirare l’attenzione di utenti a diversi livelli. Non a caso oggi, visori e occhialini vengono usati, a livello professionale, per una vasta gamma di operazioni, da quelle puramente di intrattenimento (si pensi agli showroom) alle fasi preliminari nella progettazione di parti ed elementi per l’automotive, l’edilizia, il manufacturing.
Sarà per questo che, soprattutto in Europa dove la creatività la fa da padrone, il contesto VR vive una fase di crescita senza sosta, un vero e proprio boom, che lo porta a ospitare nel continente quasi 300 startup, attive nel campo virtuale. A raccogliere i dati è stata The Venture Reality Fund assieme alla francese LucidWeb, che hanno analizzato gli investimenti nei mercati di riferimento per mostrare l’ascesa dell’ecosistema digitale come vettore di ampliamento del business a livello internazionale. Tra le tecnologie più sfruttate ci sono naturalmente quelle finalizzate ai videogame ma non solo. I ricercatori hanno individuato tendenze interessanti anche nella categoria BCI, ovvero Brain Computer Interface, nel quale la Realtà Virtuale viene utilizzata come piattaforma di connessione tra input hardware, collegati al corpo, ed esperienze in 3D, così da vivere una riproduzione quanto mai verosimile del proprio avatar riprodotto. Una delle compagnie attive nel settore, la svizzera Mindmaze, è quella che ha ricevuto il più alto investimento in Europa, circa 100 milioni di dollari in un singolo round.