Colt compie 25 anni e si presenta sul mercato in maniera profondamente rinnovata rispetto al passato. Il gruppo, nato per fornire servizi di connettività ad alta banda alle aziende della city londinese, nel corso della sua espansione aveva deciso di puntare su un segmento innovativo come quello del cloud (ibrido e privato), appoggiandosi anche a una rete di partner e system integrator. L’idea era quella di unire la forza dei 25 Data center proprietari di Colt con la capillarità della rete di connettività per le aziende. Una scommessa che, però, non aveva fatto i conti con l’ingresso in queste arene di veri e propri giganti come Microsoft e Google. Il cui ingresso ha anche abbassato la profittabilità e allungato i tempi payback di questo speciale segmento di mercato. Inoltre l’elevato grado di specializzazione richiesto dai clienti mal si conciliava con il modello di business di Colt. Ragion per cui il gruppo ha deciso di uscire progressivamente dal mondo del cloud, sino ad arrivare alla vera e propria cessione del ramo d’azienda al fondo tedesco Aurelius. Risorse che sono state in buona parte reinvestite in quello che è il vero core business del gruppo, ovvero il mondo delle TLC.
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Un modello pay per use anche per le TLC
L’azienda ha infatti recentemente annunciato che investirà 500 milioni di euro in tre anni per ampliare la propria rete Colt IQ network, che attualmente connette 24.500 edifici e 700 data centre a livello globale. L’obiettivo è concentrarsi esclusivamente sui servizi di connettività di alta qualità, in particolare per presidiare quella richiesta di banda larga (ossia dai 100 MB in su ) che possa permettere alle aziende di cavalcare nuovi servizi come big data e analytics. Dal mondo del cloud e dell’IT, Colt si è portata via concetti come pay per use e self provisioning, offrendo così al cliente finale la possibilità di comprare dei servizi di connettività on demand (servizi di questo tipo saranno presto disponibili a Milano e Roma).
Obiettivo: abilitare l’evoluzione digitale
Una formula che, secondo Mimmo Zappi, amministratore delegato di Colt Italia, rappresenta una vera e propria rivoluzione per il mondo TLC. Un’Italia che resta molto importante per l’operatore britannico, tanto da valere circa il 10% del fatturato globale. Il target, oltre alle grandi aziende, restano anche tutte quelle medie realtà “eccellenti” a livello globale e con un elevato bisogno di connettività. Da notare che l’addio al cloud non significa però la fine delle proposte in ottica di outsourcing e e collocation, che restano comunque a portafoglio, anche se non sono più particolarmente enfatizzate dal management. L’obiettivo di Colt per il futuro, più che altro, è quello di abilitare l’evoluzione digitale dei propri clienti grazie a soluzioni agili, on demand e a banda larga.