Sono serviti quasi quattro mesi per capire cosa ci fosse dietro la deflagrazione di decine di Galaxy Note7 di Samsung. La multinazionale coreana aveva avviato a settembre un programma di ritiro di oltre 2,5 milioni di esemplari venduti in tutto il mondo. Un danno economico e di immagini mica di poco conto, in grado di far traballare anche il futuro prossimo della compagnia, almeno in ambito mobile. Per settimane le supposizioni sulle cause dell’eccessivo surriscaldamento e rigonfiamento dello chassis posteriore del Note7 si sono susseguite senza conferma. La stessa Samsung aveva spiegato di voler analizzare a fondo sulla questione, con l’avvio di un’indagine che andasse a spulciare per bene la catena di produzione del telefono, per cercare di scovare eventuali mancanze e disattenzioni, tali da provocare un assemblaggio non corretto del terminale.
Le conclusioni
Ebbene, come era lecito aspettarsi, la colpa del flop del Note7 è proprio nelle batterie. Tuttavia, a differenza di quanto si pensasse all’inizio, non a causa di una troppa vicinanza a parti meccaniche interne (e conseguente inefficienza di anodi e catodi, gli elettrodi presenti nei moduli) ma per una non corretta dimensione nella costruzione delle unità, tali da non essere fissate bene nell’alloggiamento apposito, saldato e non rimuovibile dall’utente finale. A quanto pare, questo comportava un surriscaldamento del dispositivo in alcune circostanze, minime sui grandi numeri (circa 40 casi in tutto) ma pur sempre preoccupanti sul lungo periodo.
Il nuovo Galaxy Note8
Intanto l’azienda si prepara ad avviare la produzione di massa dei prossimi Galaxy Note8 che, almeno secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbero vedere la luce nella seconda parte dell’anno. Prima, verso fine marzo, ci sarà un evento di presentazione da New York dei Galaxy S8 e Galaxy S8 Edge, device di punta del gruppo e indirizzati a un’utenza più variegata, a differenza della serie Note, dedicata a un pubblico più esigente e dalle necessità produttive avanzate