Lo sfruttamento delle risorse ambientali per la realizzazione di dispositivi hi-tech è ancora una delle piaghe del nostro pianeta. I motivi sono due: il rapido esaurimento di materie prime e le pessime condizioni in cui i lavoratori vertono per estrarre gli elementi utilizzati dalle multinazionali. Se a questo si aggiunge che le zone più ricche di tali tesori sono quelle nel sud del mondo, tra cui Kenya e Congo, allora la situazione non può che diventare peggiore. Le organizzazioni internazionali e gli stati cercano di capire da tempo come migliorare un panorama del genere, ma molto del lavoro spetta anche ai big che dall’hardware traggono gran parte dei loro profitti. Ed è per questo che Apple si è impegnata a costruire, nel prossimo futuro, smartphone e tablet amici dell’ambiente, ovvero composti del tutto da materiali riciclati e riutilizzabili.
Il primo passo è stato fermare, il mese scorso, l’acquisto di cobalto dalle miniere in Congo, a seguito degli abusi del lavoro minorile riportati da diverse fonti. Ma resta ancora tanto da fare. “Stiamo facendo qualcosa che raramente facciamo, annunciare un obiettivo prima di capire come raggiungerlo”, sono state le parole di Lisa Jackson, a capo del dipartimento delle politiche ambientali di Apple. Le intenzioni sono buone ma nulle se a queste non fa seguito un’azione concreta. La Mela sembra essere sulla buona strada. Qualche mese fa ha presentato Liam, una macchina che è in grado di scomporre un iPhone in tante parti da riutilizzare, e ha spiegato di aver ridotto del 27% l’utilizzo di alluminio sull’iPhone 7 rispetto al 6, diminuendo così l’emissione di gas dalle sue fabbriche. Gran parte di queste mirano a un’ottimizzazione dei processi energetici, tramite lo sfruttamento di fonti rinnovabili, così come quelle dei fornitori principali, che proprio da Apple hanno ricevuto l’invito a convertire il tasso di carbonio prodotto durante la lavorazione del loro hardware. L’iPhone 8 sarà davvero “green”? È quello che speriamo.