Nel 2016 il mercato degli smartphone ha segnato un nuovo record di vendite. Tra i dati diffusi da Strategy Analytics emergono gli 1,5 miliardi di unità spedite e l’incremento rispetto all’anno precedente del 3,3%. Insomma, nonostante si parli di crisi dei consumi, il contesto mobile tiene ancora botta, anche da noi. L’Italia è notoriamente un paese affezionato alla tecnologia mobile. Intorno al 2005 la media dei dispositivi pro capite era superiore ai 2, questo voleva dire che molti dei nostri concittadini erano soliti portarsi dietro anche 3 cellulari, in una sorta di affondo hi-tech mica da poco.
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Più standard
La standardizzazione a cui la tecnologia è andata incontro ha cambiato notevolmente le cose. Meno brand ai vertici, poche differenze tra design e funzionalità e cluster di prezzi determinati. L’innalzamento della soglia economica necessaria a portarsi a casa i top di gamma ha causato un certo rallentamento ma è la saturazione dell’offerta la causa principale del calo. Oggi 1 italiano su 2 ha uno smartphone. A fine 2016 siamo arrivati a oltre 30 milioni di utenti con acquisti su base mensile che si aggirano a 1,2 milioni di device, in un paese che conta 61 milioni di abitanti. Il brand più diffuso nella penisola è Samsung seguito da Apple e dai marchi cinesi. La sola Huawei in poco tempo ha guadagnato circa il +140% , anche grazie all’offerta parallela dello spin-off Honor. I mesi che ci aspettano saranno molto intensi e tra l’incertezza del Galaxy Note8 in uscita a settembre e le scalpitanti compagnie del dragone rosso, a guadagnare di più potrebbe essere proprio Apple.
iPhone 8: cambio epocale
A metà settembre la compagnia di Cupertino presenterà l’iPhone 8 insieme alla generazione di mezzo dei 7S. Perché due famiglie in una? A causa dei motivi precedenti: serve un colpo da maestro per prendere le redini dei mercati dove la presenza della Mela è secondaria, come in Italia. Al di là delle specifiche tecniche e dell’arrivo di un display edge-to-edge, ovvero senza cornici, il vero passo in avanti Cupertino potrebbe farlo nei confronti del settore enterprise. Un paio di anni fa Cook aveva tolto il velo a una partnership con IBM per creare una serie di applicazioni per il business; un flop se non fosse per un paio di progetti dedicati a Cisco, Deloitte e SAP. Il punto è che l’iPhone oggi manca nelle mani dei dipendenti. Quello che prima era un campo privilegiato di BlackBerry oggi è una giungla senza leonesse, dove chi può avvinghia la propria preda. C’ha provato un po’ Microsoft con Windows Phone a indirizzare il panorama, senza successo.
Più sicurezza, più controllo
Cosa potrebbe cambiare per Apple rispetto al passato? Il focus è sulla sicurezza, vero tallone d’Achille quando di parla di BYOD. Al fianco del Touch ID l’iPhone 8 avrà la scansione dell’iride e probabilmente una ricostruzione 3D del volto. In questo modo la biometria diventerà un prodotto per la massa ma sempre più implementato in ambiti professionali. Gran parte del lavoro lo farà poi iOS 11, anzi tutti gli sviluppatori che su di esso lavoreranno, per realizzare ecosistemi distribuiti e interoperabili. La parola d’ordine è cross-platform ovviamente.
iOS 11: multitask senza vergogna
L’operatività giornaliera resa possibile da Android non si discute. Persino copiare e incollare elementi da app diversa su iOS è difficile, se non impossibile. Il cambio di passo portato da iOS 11 sarà determinante. Il drag and drop è solo un esempio ma si parla di multitasking avanzato, salvataggio delle operazioni in background, ottimizzazione dei consumi. Insomma, se prima il melafonino era uno smartphone di culto per una generazione presto potrà diventare uno strumento di lavoro completo, versatile e bello da usare. Il che non guasta mai.