Ricerche

Le emozioni entrano nel mirino dell’intelligenza artificiale

Una recente ricerca di Gartner evidenzia come il mondo dell’intelligenza artificiale sia destinato a evolversi verso una maggiore comprensione delle emozioni umane, in particolare per quanto riguarda gli assistenti virtuali

Pubblicato il 16 Gen 2018

Redazione TechCompany360

intelligenza artificiale

In che modo l’intelligenza artificiale potrà evolversi nel prossimo futuro?  Sicuramente tenderà sempre più ad assomigliare a quella umana, in primis grazie all’acquisizione della capacità di riconoscere le emozioni dei propri interlocutori. Secondo quanto evidenzia una recente indagine di Gartner  gli assistenti personali virtuali diventeranno capaci di comprendere gli stati d’animo delle persone, in modo da offrire un’esperienza più personalizzata rispetto a quella attuale. Anzi, si può dire che nei prossimi anni una svolta di questo tipo sarà in un certo senso d’obbligo per i vendor di tecnologie, che dovranno necessariamente integrare l’intelligenza artificiale in ogni aspetto dei loro dispositivi o rassegnarsi ad affrontare l’emarginazione sul mercato. In buona sostanza, come dimostrano già oggi numerosi prototipi disponibili sul mercato, i diversi dispositivi (smartphone, wearable ma non solo) saranno in grado di distinguere le domande sulla base delle espressioni facciali o dell’intonazione della voce, grazie all’impiego di soluzioni audio e sensori sempre più sofisticati, nonchè grazie a innovative tecniche di computer vision.

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La seconda previsione di Gartner è la crescente importanza dei dispositivi indossabili in chiave medica, capaci di avere un impatto notevole sulla salute di una fetta crescente di popolazione. In particolare, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale permetterà di andare oltre l’attuale rilevazione dei battiti cardiaci, creando le precondizioni per lo sviluppo di app diagnostiche e terapeutiche, capaci di aiutare a riconoscere patologie come la depressione o l’autismo.  Infine l’ultima previsione di Gartner è che di qui al 2022 il machine learning, combinato con tecnologie come la biometria, tenderà a rendere le password un fenomeno residuale nelle autenticazioni digitali.

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