Che lo smartphone si stia sempre più trasformando da oggetto di puro divertimento a dispositivo utile per una serie di attività extra-ludiche è chiaro. Al di là dell’utilizzo enterprise, già oggi un cellulare può tenere il ritmo cardiaco, il conteggio dei passi e l’andamento dello sforzo fisico quotidiano. Ma nel futuro la sua centralità nel raccogliere e fornire dati essenziali per la cura della persona sarà ancora più evidente.
Ne è convinta Google che di recente ha acquisito la startup Senosis, fondata dal professore di informatica e ingegneria elettronica Shwetak Patel dell’Università di Washington. Finora Senosis ha realizzato applicazioni in grado di sfruttare i sensori sul telefonino in ambito healthcare, seppur limitato da ciò che offre l’hardware attualmente a disposizione.
Ma grazie all’arrivo di Google, Senosis potrebbe presto ampliare le sue capacità di monitoraggio tramite altri tipi di sensori. Ad esempio attraverso una combinazione avanzata tra fotocamera e algoritmi di riconoscimento dei colori, cosa che ha già dimostrato essere possibile con BiliCam e HemaApp, che misura i livelli stimati di emoglobina nel sangue per identificare condizioni di anemia, malnutrizione e patologie del cuore. Ma non solo visualizzazione: Senosis ha sviluppato pure SpiroSmart, che usa il microfono per analizzare la qualità del respiro anche durante lo sforzo. Se accurato, un simile utilizzo può consentire di diagnosticare l’asma e la fibrosi cistica.
L’acquisizione da parte di Google non potrà che migliorare i progetti già in essere di Senosis. Soprattutto con gli smartphone di prossima generazione, i nuovi sensori per la ricostruzione in 3D degli ambienti e dei volti, permetteranno di rilevare con maggiore precisione il cambiamento, pur minimo, nelle espressioni delle persone, per capire anche con un selfie se c’è qualcosa che non va.