Innovazione

No, Amazon non ha un braccialetto per controllare i dipendenti

Emerge un brevetto del gigante dell’e-commerce che potrebbe produrre un indossabile per supportare il lavoro dei magazzinieri. Oppure monitorarli, come nelle apocalittiche serie TV di fantascienza

Pubblicato il 02 Feb 2018

Paolo Longo

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La scorsa settimana ha creato parecchio scalpore la notizia secondo cui Amazon starebbe per dotare i suoi dipendenti di speciali bracciali connessi, a scopo di controllo. Il tutto risale a un documento scoperto nel 2016, e convalidato di recente, che mostra appunto il fatidico bracciale, da indossare durante l’orario di lavoro. Quello che frettolosamente qualche critico ha indicato come uno strumento di eccessivo monitoraggio (forse per qualche puntata di troppo di Black Mirror o Electric Dreams) è in realtà un supporto ai magazzinieri che devono prelevare, spesso manualmente, i prodotti ancora da impacchettare e quelli già pronti, per poi canalizzarli verso la chain di spedizione.

Tramite alcuni sensori, basati su tecnologie simili a quelle dei beacon, il braccialetto si potrebbe interfacciare con i tag presenti sulle confezioni, mentre chi lo veste sposta le braccia dinanzi agli scaffali, così da avvertirlo, tramite una vibrazione, dell’area entro cui cercare l’oggetto specifico.

Ad ogni modo, il brevetto diffuso in questi giorni è solo una proprietà intellettuale, una delle tante che big come Amazon depositano per assicurarsi di poterle sviluppare in futuro, senza alcuna concretezza su un’effettiva linea strategica. Le uniche critiche sensate sarebbero quelle che, al di là dell’utilizzo finale in sé, vedrebbero nel braccialetto un modo per cadenziare ulteriormente le già pesanti condizioni lavorative che alcuni dipendenti del gruppo hanno denunciato in passato.

Nulla vieterebbe a Jeff Bezos di trasformare un gadget di supporto in un mezzo di effettivo monitoraggio di quanto tempo viene speso dove, semplicemente con l’ausilio di un chip per la geolocalizzazione. La realtà è che stiamo parlando di fantascienza, di divagazioni post-umanistiche, che forse non avrebbero nemmeno ragione di esistere se non fosse per quell’unica, dubbiosa, prova.

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