Ci sono numerose ragioni che spiegano il grande sviluppo che il cloud sta conoscendo a livello internazionale: in estrema sintesi, si può dire che la rapida crescita del consumo di dati, combinata con l’elasticità che le diverse soluzioni cloud possono offrire, stimola le imprese a sperimentare qualcosa di diverso dalle tradizionali architetture tradizionali on premise e scegliere di affrontare il viaggio verso la nuvola. Ecco perché, in questi ultimi anni, abbiamo assistito alla grande crescita dei servizi di cloud pubblico, AWS in testa ma non solo (Microsoft, Google e IBM). Ma la vera novità è che, ormai anche a livello enterprise, oltre a queste soluzioni “proprietaria”, se ne sta affermando anche un’altra, fondata su quel modello Open Source che tanto sta trovando spazio anche in ambiti Extra Cloud. Stiamo parlando naturalmente di OpenStack, ormai citata di continuo nei progetti di trasformazione digitale che interessano aziende di ogni dimensione. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? OpenStack è una piattaforma software open source progettata concepita per realizzare infrastrutture Cloud (Public, Private e, soprattutto, Hybrid). Dal momento che OpenStack è distribuito con licenza Apache, è quindi liberamente utilizzabile da qualsiasi organizzazione che voglia creare soluzioni e servizi cloud che girano su hardware standard.Il progetto è gestito dalla OpenStack Foundation, nata nel 2012 proprio per promuovere e proteggere il software e la sua community.
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Una piattaforma pronta per l’enterprise
Non solo: ormai OpenStack può contare sul supporto di oltre 500 compagnie nel mondo, tra cui alcuni dei principali vendor IT (Red Hat, HP, Dell EMC, Huawei, Intel), perlopiù estranei all’arena competitiva del cloud pubblico. Grazie ai contributi di questa community di privati e aziende, OpenStack si è evoluto rapidamente, fino a diventare una piattaforma standard che tutti possono utilizzare per realizzare cloud aperti e altamente scalabili, anche per aziende di dimensioni enterprise. Dunque l’uscita dalla fase sperimentale e di test, che ha caratterizzato l’utilizzo di OpenStack nei primi tempi, è ormai definitivamente superata. È infatti possibile controllare grandi pool di elaborazione, storage e risorse di rete all’interno del datacenter, attraverso un cruscotto o tramite l’API OpenStack. Ma non solo: dal momento che OpenStack è in grado di operare con le più diffuse tecnologie sul mercato e open, si tratta di una soluzione ideale per le infrastrutture eterogenee.
Le caratteristiche operative
Come evidenzia infatti il system integrator italiano b-cloud, ci sono alcune caratteristiche di base che rendono vantaggioso l’impiego di un cloud basato su Open Stack. Innanzitutto la piattaforma è Self-Service: questo significa che gli utenti possono autonomamente fare auto-provisioning di risorse di calcolo, rete e storage senza richiedere l’intervento di un operatore fisico. In secondo luogo è multi-utente: OpenStack è in grado di erogare contemporaneamente servizi ad utenti multipli (eg. dipartimenti, zone, regioni, etc.) con risorse fisiche e virtuali che vengono assegnate e riassegnate dinamicamente agli utenti in funzione delle richieste. Molto importante è l’elasticità: le risorse possono essere velocemente ed elasticamente allocate e deallocate, anche automaticamente senza l’intervento di un operatore fisico. OpenStack è anche misurabile: l’uso delle risorse da parte degli utenti sono monitorate e controllate automaticamente e in modo trasparente sia per l’utente che per gli amministratori dell’infrastruttura. Infine, come accennavamo in precedenza, c’è l’aspetto dell’interoperabilità. Questo significa concretamente che, attraverso l’uso di opportuni driver, la piattaforma è in grado di interfacciarsi e controllare una infrastruttura eterogenea di elementi compute, storage e network, sia open source che proprietari. Da un punto di vista architetturale la piattaforma OpenStack consiste in una serie di moduli indipendenti e cooperanti in grado di controllare risorse di computing, networking e storage, attraverso un singolo pannello di controllo (Horizon) che fornisce agli amministratori gli strumenti di controllo dell’infrastruttura e consente agli utenti di creare e gestire in autonomia i propri servizi.
La crescita e le prospettive future
Sin qui abbiamo descritto il funzionamento della piattaforma: quel che è certo è che, grazie anche alla spinta e al lavoro costante di tanti system integrator, OpenStack gode di ottima salute ed è in crescita, sia per quanto riguarda il numero di progetti sviluppati che di utenti attivi nella community. La stessa Red Hat, una delle più attive nelle Community, ha evidenziato come il boom dei suoi profitti sia in una buona percentuale legato a progetti realizzati con il contributo determinante di Openstack.
La stima è che, complessivamente, il giro d’affari annuale legato alla piattaforma raggiungerà i 5 miliardi di dollari entro il 2020, con una crescita annuale intorno al 35%. Tanto che in molti hanno visto l’imminente lancio di Azurestack, il servizio di Microsoft che consentirà ai utenti di beneficiare dei servizi cloud di Azure pur rimanendo on premise, come una vera e propria risposta a OpenStack. Di OpenStack si parlerà moltissimo in occasione degli OpenStack Days Italy, l’evento italiano per la Community OpenStack, in programma a Milano il prossimo 28 settembre. Una giornata pensata per condividere visioni, opinioni e soluzioni e comprendere come funziona la piattaforma di open cloud al mondo.