Sicurezza

Pericolo hacker sui treni di Londra

Secondo gli esperti di Darktrace è ormai reale la possibilità che le vetture possano essere violate da remoto, mandando in tilt la circolazione

Pubblicato il 15 Lug 2016

Paolo Longo

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Abbiamo ancora negli occhi la tragedia dello scontro ferroviario in Puglia. Secondo le prime ricostruzioni sembra che in quel caso non ci sia di mezzo la tecnologia, almeno non quella che ha a che fare direttamente con lo spostamento e la gestione della rete di transito globale. L’accaduto rievoca però la necessità non solo di aggiornare le infrastrutture di trasporto (come i binari) e quelle che rendono possibile la comunicazione tra nodi e scambi, ma anche ciò che c’è a bordo del treno, per consentire una maggiore sicurezza a chi è a bordo e nelle sale di controllo.

Un treno “connesso” non è fantascienza è può, con molta probbilità, assicurare un monitoraggio del traffico più intelligente e funzionale. Ma un treno che invia la propria posizione su localizzazione e stato di usura della sua parte “hardware” è anche un’entità passibile di essere manipolata dall’esterno. Lo sanno bene gli esperti londinesi di Darktrace, che hanno evidenziato come il biennio 2016-2017 possa rappresentare la rampa di lancio definitiva per gli “hacker dei treni”. Solo lo scorso anno, in tutto il Regno Unito, si sono registrare quattro violazioni ai sistemi informatici della rete ferroviaria di sua maestà. “Non c’è niente di così perfetto, nemmeno la sicurezza – dicono da Darktrace – gli attacchi sono inevitabili e le compagnie devono impare a rispondere quando avvengono, anzi a precederli”.

Stando alle ricerche condotte dall’agenzia, gli hacker oggi possono aver accesso non solo a informazioni basilari come i dettagli del viaggio o il sistema di intrattenimento di bordo, ma anche all’operatività più avanzata, come la centrale di controllo dei treni, i segnali sui binari e i punti di scambio. In questo caso, se hanno una conoscenza approfondita dell’ecosistema di riferimento potrebbero creare un vero disastro su vasta scala. Il fatto è che le capacità di infiltrazione ad oggi sono estese a molti, anche ai terroristi. “E’ di loro che dobbiamo avere paura – prosegue la compagnia – perché il terrorista non ha remore sull’attivazione di un attacco, per sé e per l’organizzazione che serve”. Qual è la soluzione? Il punto da cui partire è la messa in sicurezza di tutte le singole parti che compongono la complicata rete, dagli elementi basilari a quelli più ampi (persino i sensori di rilevatori di fumo per intenderci); poi un costante scouting delle minacce possibili e dei tentativi di intrusione, affidandosi a leader nel settore. Come Darktrace, ovviamente.

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