Se anche Facebook e Instagram l’hanno copiata un motivo ci sarà. Snapchat è l’app dei “momenti”, ovvero quei messaggi che puoi inviare, compresi di foto e video, e che scompaiono dopo 24 ore, senza che nessuno (a quanto pare nemmeno la polizia) li possa recuperare più. Si tratta della sintesi perfetta della società contemporanea, estremamente liquida, veloce, spesso banale. Non è un segreto che Snapchat abbia riscontrato il successo migliore presso il pubblico più giovane, quello che è abituato a passare senza troppi problemi da un’app all’altra, per sfruttare le migliori funzioni di ognuna.
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Come funziona Snapchat
Se i social network classici sono fatti per imprimere in rete un ricordo, Snapchat si basa su una teoria decisamente diversa. Ogni iscritto può inviare un messaggio, di testo o multimediale, direttamente a un amico (scovato attraverso il numero di telefono, come su WhatsApp) oppure all’interno di un gruppo. I post svaniscono dopo 24 ore anche se un trucchetto per salvarli c’è: basta fare uno screenshot dello schermo et voilà, tutto è memorizzato nella galleria fotografica del telefono.
Filtri e live
Il divertimento è nel poter applicare filtri a immagini e filmati, diventanti talmente popolari da spingere pure Facebook (che aveva tentato di comprare Snapchat in passato) a introdurli nelle sue chat, tramite gli “stickers”, e persino a lanciare la funzione Direct, che riprende proprio la funzionalità “temporanea” del rivale, prima su Instagram e poi sul social network globale. Di recente Snapchat ha lanciato gli Spectacles, occhiali da sole dotati di videocamera, che si connettono all’applicazione sul cellulare per una condivisione istantanea.
Ma una delle opzioni più sfruttate è quella del live video, chat in diretta a cui gli altri possono decidere di assistere come spettatori o partecipanti attivi, con la loro faccina che si affianca a quella dell’iscritto che ha avviato la conversazione, in una sorta di Google Hangouts vero e proprio.
Perché si quota
La quotazione in Borsa di Snap, il nome dell’azienda dietro il famoso software, era nell’aria da tempo. Il 2 marzo però si è andati ben oltre le aspettative. Il titolo, dopo aver debuttato al New York Stock Exchange a 24 dollari per azione (il 40% in più rispetto al prezzo di collocamento di 17 dollari), ha continuato la sua corsa al rialzo, arrivando fino a 25,20 dollari per azione. Si tratta di una chiara conseguenza del successo della piattaforma che, a fine 2016, contava quasi 160 milioni di utenti attivi al giorno. La capitalizzazione porterà il gruppo, che in tre anni ha ricavato 404 miliardi di dollari, a raggiungere un fatturato di 1 miliardo di dollari entro fine 2017.