Negli ultimi giorni sta facendo il giro del web. Si tratta del recente aggiornamento del robot Atlas prodotto dalla Boston Dynamics, azienda del giro di Google, da anni al fianco del DARPA, agenzia hi-tech del Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti. Insomma, vada per le startup e i progetti innovativi delle università, ma dietro il citato esemplare di automa ci sono nomi facoltosi del panorama internazionale, con i giusti mezzi per portare la tecnologia robotica a livelli mai visti. Non è un caso se in pochissimi mesi i ricercatori della Boston Dynamics sono passati dal presentare una demo di un mezzo scarafaggio in grado a malapena di muoversi su un pavimento a cani e ghepardi dotati di un agilità molto simile agli originari; per arrivare poi ad Atlas, una macchina costruita prendendo come ispirazione il corpo umano.
Durante l’estate del 2015, avevamo visto un prototipo avanzato del robot mentre camminava per i boachi di un imprecisato territorio americano. Era agile, svelto e alquanto robusto, ma portava con sé un difetto originario: l’esistenza di un cavo per tenerlo connesso a una batteria di alimentazione esterna. Ed è qui che arriva la sorpresa: in settimana l’azienda produttrice ha mostrato un video in cui si vede un nuovo modello di Atlas, dotato di vari sensori e, soprattutto, di un’alimentazione integrata, che li permette di girovagare per il mondo in autonomia, almeno per qualche ora. Uno dei fini ultimi di Atlas è quello di supportare l’uomo in certe attività difficoltose: dall’industria alle operazioni di salvataggio. Certo non tutti sono d’accordo. Lo scienziato Stephen Haking e l’imprenditore Elon Musk, pensano che alla fine l’Intelligenza Artificiale finirà con il cancellare l’uomo dalla faccia della Terra, o quanto meno a metterne in discussione l’esistenza. Per questo hanno realizzato una lettera aperta in cui invitano i decisori mondiali a pensare seriamente a come approcciare il futuro della robotica senziente.