Conosciamo alla perfezione la storia dei Galaxy Note7. Osannato come il primo smartphone per la massa dotato di scansione dell’iride, l’extra-large di lusso (anche per il prezzo) doveva permettere a Samsung di staccare la concorrenza e confermarsi ancora una volta come la produttrice numero 1 di dispositivi mobili al mondo. Apple, con il suo iPhone 7, poco avrebbe potuto contro una serie di innovazioni del genere. E invece capita l’inaspettato: il 2 settembre, giorno programmato per l’arrivo del Note7 in Italia, le spedizioni in pre-ordine vengono bloccate a causa di una serie di eventi accaduti dall’altra parte dell’Oceano (USA e Asia) e fatti risalire a un errore di assemblaggio della batteria, che provoca un eccessivo riscaldamento e rigonfiamento dello chassis posteriore, con una conseguente esplosione di cover e parti interne. 35 casi su 2,5 milioni di smartphone venduti è una goccia, tanto però da avviare un richiamo ufficiale di tutti i modelli e la promessa di una sostituzione nel giro di poco.
Effettivamente nella seconda metà di settembre Samsung comincia a rimpiazzare le unità difettose (o probabili) fino a quando (è storia dell’altro ieri), cominciano a circolare in rete foto e video di ulteriori incidenti, che hanno questa volta come soggetto le avarianti di Note7 cambiate e quindi considerate sicure. Da cosa dipende? Di chi è la colpa? Non è chiaro, ed è per questo che la multinazionale decide di bloccare tutte le sostituzioni ancora non completate, invitando chiunque possegga il telefonino a spegnerlo e riportarlo dove acquistato, chiedendo un rimborso, attendendo tempi migliori o addirittura scegliendo un altro device, in primis Galaxy S7 e Galaxy S7 Edge.
Lo stop alla produzione dei Note7 è un fatto gravissimo. Vuol dire che Samsung non è arrivata alla fonte dell’inghippo, non lo ha risolto e non sa, attualmente, come procedere. Milioni di consumatori si ritrovano tra le mani un cellulare potenzialmente pericoloso, che varie compagnie aeree e trasporti pubblici (come quelli di New York) accettano solo se spento e non in carica. Come si concluderà la storia è difficile ipotizzarlo. Di certo Samsung non può permettersi di perdere un’intera tornata del mercato, pensando già al Galaxy Note8 (da verificare anche il nome, visto che un Note 8 c’è stato già ed era un mini tablet) e lasciando che la gente dimentichi la generazione attuale. Recuperare è possibile, ripensando la fabbricazione, accelerando i tempi e cercando di donare un prodotto finito entro Natale. Gli utenti potrebbero darle un’altra chance, la Borsa no: il titolo è già calato del 5%.