Le licenze software finanziano l’as-a-service e la trasformazione digitale delle aziende votate al cloud. Sembra una contraddizione, ma non lo è, e proprio su questa convinzione si basa l’approccio al mercato e la strategia di Softmine, una nuova azienda italiana che ha come focus la compravendita di software di seconda mano.
Quello del software usato è un tema ben noto a Gianluca Caputo, fondatore e amministratore di Softmine, che ha acquisito anni di esperienza nel mercato europeo. Già, europeo, visto che il mercato del software usato è attivo e regolamentato solamente all’interno e tra i Paesi dell’Unione Europea: con la sentenza C128/11 del 2012 la Corte di Giustizia della UE ha infatti sancito che le licenze software, se acquisite nel territorio europeo e godono di diritti d’uso a tempo perpetuo, rappresentano un bene e come tali sono liberamente rivendibili.
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Le licenze vendute alleggeriscono il Capex e aumentano la liquidità disponibile
«La sentenza identifica, quindi, la licenza come un bene aziendale e in quanto tale rivendibile nel caso l’azienda stessa non ritenga più necessario utilizzarla – spiega Caputo -. Investendo in software, le aziende hanno così fatto entrare, nel corso degli anni, all’interno del proprio Capex una serie di asset informatici sotto forma di diritti d’uso, i quali vengono concepiti come valore nullo a fine ammortamento ma che in realtà possono acquisire un determinato valore di vendita una volta che vengono reimmessi sul mercato».
Le aziende si “autofinanziano” con la vendita del software inutilizzato
Si arriva pertanto a una rivalutazione di un bene all’interno dei bilanci aziendali, oltre al fatto che una volta che tali licenze vengono vendute si ottiene liquidità per finanziare nuovi progetti o per acquisire nuovi servizi.
Ad esempio migrazioni ad infrastrutture e applicazioni in cloud vedono sempre più frequentemente la dismissione di software per intraprendere dei percorsi complessi che possono richiedere un impegno non indifferente su più livelli. Un percorso al cui finanziamento contribuisce proprio la vendita delle licenze ormai superflue, che possono trovare una valorizzazione nuova sul mercato da parte di chi è disposto ad acquistare software usato godendo di prezzi altamente vantaggiosi.
Quello del software di seconda mano è un mercato, dicevamo, già ben conosciuto ed adoperato soprattutto in Germania, UK e Francia, mentre nei Paesi del Mediterraneo c’è ancora molto da fare per estendere la cultura del software usato, un tema i cui vantaggi sono ancora poco conosciuti.
Le aziende non conoscono ancora i vantaggi del software usato
«Ma quando si trovano interlocutori attenti, il software usato riscuote larga accoglienza dalle aziende – afferma Caputo -. Il management è attento, e una volta che il concetto viene recepito, vengono coinvolti gli altri dipartimenti aziendali, da quello legale per essere aggiornati sulle nuove indicazioni contrattuali fornite dalla sentenza C128/11, all’ufficio acquisti, che ha ora a disposizione un’alternativa alle offerte proposte dai vendor, ottimizzando così i costi aziendali. Volendo anche una “carta da giocare” con i vendor stessi proprio nelle fasi di contrattazione per il rinnovo dei contratti già in uso».
I vantaggi possono essere per tutte le tipologie di aziende, visto che i prodotti sono gli stessi che sono reperibili attraverso i canali tradizionali utilizzati dai vendor.
Tra i punti di forza dell’uso del software usato, si evidenzia il fatto che sul mercato sono disponibili non solo le ultime edizioni, ma anche le edizioni precedenti, a prezzi ovviamente inferiori, oltretutto con la possibilità per le aziende di recuperare prodotti non recentissimi e, in quanto tali, allineati con l’infrastruttura presente. In questo modo non si rende, quindi, necessario effettuare aggiornamenti invasivi all’infrastruttura per renderla adatta all’ultima versione del software.
Prezzi molto vantaggiosi (con cui i system integrator possono sviluppare progetti più competitivi)
Il vantaggio immediatamente percepito è, comunque, il prezzo. I prodotti usati sono infatti disponibili a un costo inferiore del nuovo, potendo andare da un prezzo del 50% fino oltre il 60% inferiore nel caso di versioni più vecchie.
L’ideale per quelle aziende che vogliono risparmiare e adottare prodotti che sono ancora supportati dal vendor, pur non essendo dell’ultima edizione.
Perché ci si libera del software
I motivi dell’alta reperibilità di software usato possono essere vari, dalle aziende che migrano al cloud optando per forme as-a-service, fino alla necessità di adottare differenti soluzioni software: sono tutte situazioni in cui si può trarre vantaggio dalla vendita delle licenze ora non più utili, così da ottenere nuova liquidità per i nuovi progetti.
Sono disponibili anche edizioni dell’ultima versione sul mercato: le licenze quando vengono rivendute possono essere aggiornate all’edizione che viene concessa sotto l’ultimo contratto di manutenzione. La Corte Europea sancisce, infatti, che tutti gli aggiornamenti e le patch che sono state acquisite nel tempo seguono il prodotto al momento del trasferimento.
Insomma, viene venduta la licenza comprensiva degli aggiornamenti fatti fino ad allora. L’importante è che i prodotti da vendere siano accompagnati dai documenti di trasferimento, prove documentali che attestino sia l’acquisto della prima vendita in Europa, ma anche tutte le manutenzioni che nel tempo sono state effettuate fino al momento della rivendita.
È sempre bene chiedere ogni prova documentale dei prodotti software usati acquistati, così da provare non solo l’origine ma avere anche la certezza della legale proprietà dei prodotti acquistati.
Le caratteristiche obbligatorie del software usato venduto
Una licenza, per essere venduta in Europa, deve rispettare alcune caratteristiche: che la vendita sia fatta all’interno della Comunità Europea; che sia una licenza a tempo perpetuo, quindi con diritto d’uso illimitato nel tempo; e, ultimo requisito, che le licenze siano state interamente pagate. Va da sé, quindi, che le manutenzioni e i prodotti as-a-service non possono essere venduti, perché soggetti a un canone e non a un pagamento compiuto, e hanno l’uso consentito per un periodo limitato. Anche la manutenzione, intesa anch’essa come servizio, rientra in questo genere di casistica.
Softmine nasce, quindi, dal desiderio di presentare alle aziende le opportunità e i vantaggi che queste possono trarre dal mercato del software di seconda mano, fornendo e spiegando tutta la documentazione necessaria per operare nella massima trasparenza e legalità. «Un ruolo da consulente sia per chi vuole cedere del software acquistato a suo tempo e di cui ora vorrebbe disfarsi, sia, dall’altro lato, chi intende acquistarlo o sarebbe in target per farlo – spiega Caputo -. La consulenza a chi vende è in direzione del recupero di liquidità con la quale finanziare nuovi servizi, recuperando nuovi capitali senza andare a pesare sui budget. Consulenza che comprende la raccolta documentale, l’analisi delle terms and condition, i termini della manutenzione al momento del trasferimento, quali sono i vincoli, ecc. In questo modo si definisce innanzitutto la consistenza alla rivendita e le condizioni applicabili ai prodotti trasferiti, e solo in seguito si associa un’offerta commerciale: in questa maniera si salvaguardia la tutela legale di tutte le parti coinvolte. Uno dei primi vantaggi è la possibilità alle aziende anche di rivalutare negli stati patrimoniali il cespite aziendale, fornendo un valore alle licenze software prima considerate ammortizzate a valore nullo. Una consulenza che Softmine esegue in maniera gratuita. Dal lato acquirente, invece, vengono fornite tutte le informazioni necessarie a provare l’origine del prodotto e la consistenza alla rivendita, e tutta la documentazione richiesta per dimostrare l’effettiva proprietà delle licenze acquisite».
Le opportunità per i system integrator
Ma dal software usato possono trarre opportunità anche gli operatori del canale. I system integrator, infatti, possono guadagnarci integrando la fornitura di software di seconda mano all’interno di un progetto complesso, in modo da giocare favorevolmente sul costo complessivo, per rendere abbordabile l’investimento al cliente e trarne adeguato margine. Un passaggio verso la creazione di un canale di partner che Softmine ha intenzione di affrontare quanto prima.