Perché il modello XaaS rappresenta la nuova frontiera per i Business Partner

Dopo PaaS, SaaS e IaaS stiamo entrando in un nuovo scenario, quello definito ”Everything as a Service”, o XaaS. Ma se i benefici sono chiari per le aziende, lo sono anche per i Business Partner? La visione di IBM

Pubblicato il 21 Mag 2018

Maria Teresa Della Mura

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Se volessimo scorrere la linea del tempo, probabilmente l’era del cloud è iniziata quasi 20 anni fa, quando, cioè, nel 1999 Salesforce.com lanciò la sua prima soluzione SaaS. In questi quasi venti anni non solo l’offerta SaaS si è andata arricchendo di soluzioni e player, ma è stata gradualmente affiancata dagli altri due pilastri che rappresentano gli asset chiave del cloud computing: il PaaS, Platform as a Service, e lo IaaS, Infrastructure as a Service. Un percorso di progressivo distacco dall’impostazione tradizionale on premise, che Gartner così ha schematizzato:

I benefici di questo approccio sono stati ben delineati in questi anni: in primo luogo il passaggio da una logica Capex a una logica Opex, vale a dire la possibilità di spostare gli investimenti It dalle voci di spesa in conto capitale a spese operative, con una conseguente riduzione anche del Total Cost of Ownership; in secondo luogo la possibilità di accedere a tecnologie di ultima generazione, anche per le aziende di più piccole dimensioni, facendo leva sul ruolo di business partner e service provider in grado non solo di indirizzare le scelte, ma anche di garantire supporto e assistenza nel corso del tempo; in terzo luogo la possibilità di dimensionare servizi e infrastruttura in base all’effettivo bisogno, esattamente nel momento stesso in cui il bisogno si presenta; fino alla possibilità di liberare risorse aziendali da dedicare ad altri processi di innovazione.

Oltre PaaS, IaaS e SaaS

Tutto questo rappresenta di fatto la prima rivoluzione del cloud e si trova ancora in una fase di piena crescita, come testimoniano sia i dati di Gartner, sia quelli dell’Osservatorio Cloud e ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano.
Gartner qualche mese fa parlava, infatti, di un mercato in crescita del 18,5% che raggiunge i 260,2 miliardi di dollari, con il SaaS attestato sui 58,6 miliardi, ovvero un +21,6% sull’anno precedente e previsioni a oltre 71 miliardi per il 2018; il PaaS a quota 11,4 miliardi, con previsioni di crescita del 24,6% per l’anno in corso fino a raggiungere i 14,2 miliardi di dollari, e lo IaaS in crescita del 36,6% a quota 34,7 miliardi e destinato a raggiungere i 45,8 miliardi a fine 2018.
Similmente, i dati dell’Osservatorio Cloud e ICT as a Service del Politecnico di Milano parlano di una crescita del 45 per cento per i servizi di piattaforma, di un +23% per i servizi applicativi e di un +20% per la componente infrastrutturale.

Mentre, dunque, i pilastri della prima rivoluzione del cloud si affermano, altri paradigmi cominciano a farsi strada.
Sempre Gartner ne identifica almeno tre:
– i cloud Business Process Services (BPaaS), vale a dire servizi di Business Process Outsoursing acquistati in cloud, pensati in logica multitenancy e caratterizzati da elevati livelli di automatizzazione;
– i servizi di cloud management e sicurezza, vale a dire piattaforme per la gestione di ambienti cloud pubblici, privati e ibridi, spesso integrati con servizi di sicurezza in cloud;
– i servizi di cloud advertising, servizi in cloud per la selezione, l’acquisto e la distribuzione di contenuti di advertising, basati su sistemi di aste e applicabili ai contesti di search, display, mobile, social e video advertising.

È uno scenario particolarmente dinamico, che trova conferma in una ulteriore ricerca condotta nei mesi scorsi su 1.003 professionisti IT di piccole, medie e grandi imprese in Europa e Stati Uniti e presentato da Spicework nel suo report 2018 State of IT. Dal report emergono almeno 11 categorie di attività e servizi verso le quali le aziende sembrano oggi orientate a destinare i loro investimenti in cloud, con communications & collaboration, backup/disaster recovery e produttività a guidare la lista:

Un elemento interessante che emerge dallo studio di Spiceworks sono le motivazioni che spingono le aziende a guardare al cloud.
Motivazioni che, di fatto, rispondono alle nuove modalità operative nelle imprese: garantire accesso ubiquo ai dati, migliorare le capacità di data recovery, incrementare flessibilità e scalabilità, ridurre il peso delle attività di supporto sullo staff IT e, solo in quinta posizione, ridurre le spese in conto capitale.

Inizia l’era dell’Everything as a Service (XaaS)

È chiaro dunque che stiamo entrando in un nuovo scenario, quello definito ”Everything as a Service”, o XaaS. Uno scenario che sembra trovare una affermazione molto più rapida rispetto a quanto non sia accaduto con la prima wave del cloud, tanto che un recente studio di Market Research assegna al mercato XaaS tassi di crescita nell’ordine del 40% fino al 2020.
Il modello XaaS sembra oggi l’unico in grado di trasformare non solo le aziende e i loro modelli di business, ma l’intera vita delle persone.
XaaS significa passare dalla vendita di prodotti alla vendita del loro valore come servizio: si passa, banalizzando, dalla vendita di lampadine alla vendita di un servizio di illuminazione, nel quale la manutenzione e la gestione dei corpi illuminanti è in capo al service provider.

La relazione tra cliente e fornitore si gioca su una logica win-win: il cliente usufruisce di servizi di qualità senza dover sostenere in una sola volta investimenti significativi, mentre i service provider e i business partner hanno la certezza di contratti a lungo termine con revenue ricorrenti.

Interessante la visione di Deloitte al proposito: “L’Everything-as-a-Service” non è semplicemente un modello reddituale: è un progetto strategico e operativo in grado di capovolgere tutti modelli operativi e di business e di ridefinire gli obiettivi fondamentali della modernizzazione”.

Quando si parla di XaaS, prosegue Deloitte, le capacità di business, i prodotti e processi escono dai silos e diventano di fatto servizi orizzontali accessibili attraverso tutta l’organizzazione.
“Ad esempio, bastano pochi upgrade tecnologici e delle API specifiche per trasformare il modulo di customer service nell’ERP aziendale in uno strumento accessibile a diversi dipartimenti aziendali: dall’IT per le richieste all’help desk, dall’HR per la gestione dei clienti interni, dalla logistica per il supporto da parte del vendor”, scrive ancora Deloitte.
Il modello XaaS mette sotto una luce completamente nuova la modernizzazione, trasformandola in un impegno operativo e di business che porta a nuove efficienze e a nuove modalità di ingaggio di clienti, dipendenti e business partner.
Si tratta, in ultima analisi, si ridisegnare i processi di business in logica di servizio, partendo da un’analisi precisa di tutte le aree e di tutte le funzioni nelle quali efficienza e replicabilità hanno il peso maggiore. Sono proprio queste le aree sulle quali cominciare a implementare nuovi modelli di sourcing.
Le altre, quelle che rappresentano il valore di differenziazione dell’impresa, hanno invece bisogno di interventi migliorativi in termini di agilità e flessibilità, per garantire il mantenimento del vantaggio competitivo.

Lo XaaS e la digital transformation

Volendo riassumere, ci sono almeno cinque buone ragioni per rendere l’Everything-as-a-Service la soluzione ottimale nell’era della digital transformation:

  • La mobilità, innanzi tutto: se è vero come è vero che tutto si muove in una logica mobile-first, solo un modello in cloud garantisce l’accessibilità alle risorse e ai dati in piena sicurezza 24×7;
  • La democratizzazione: il modello XaaS abilita la democratizzazione delle infrastrutture sotto tutti gli aspetti. Chiunque ha la possibilità di scegliere quale servizio, anche senza particolari skill o conoscenze e a prescindere dalla dimensione aziendale;
  • La flessibilità: nell’era della digital transformation flessibilità e agilità sono dei must have. I sistemi legacy non sono in grado di cambiare con sufficiente rapidità per restare al passo con le nuove sfide. Il modello XaaS consente alle aziende di cambiare on demand, anche laddove questo comporti la personalizzazione di un processo. E di nuovo a prescindere dalla dimensione o dal settore di attività
  • L’efficienza sui costi: non si tratta semplicemente di ridurre gli investimenti upfront che i tradizionali modelli on premise impongono, passare all’XaaS libera i team IT da incombenze giornaliere di manutenzione e gestione, rendendo disponibili risorse per attività di progettazione e sviluppo;
  • La libertà di provare: il mantra della digital transformation è quel try fast, fail fast, learn fast, o fail fast, succeed faster. L’errore è insito nel cambiamento e solo un modello XaaS dà alle imprese la possibilità di provare, sperimentare e tornare sui propri passi per cercare nuove vie qualora una scelta non risulti convincente.

I vantaggi per i Business partner

IBM ha da tempo compreso il valore del modello XaaS non solo per le imprese ma anche per i suoi Business Partner, tanto che proprio il programma PartnerWorld è pensato per incoraggiare i Business Partner a declinare le proprie competenze e le proprie expertise facendo leva su asset chiave quali il IBM Cloud e i Cognitive Service di Watson.
IBM Cloud e Watson rappresentano infatti due asset chiave, sui quali i Business Partner IBM possono sviluppare soluzioni specifiche per i loro clienti e per i loro mercati di riferimento, guidandone i percorsi di trasformazione.

E i motivi che dovrebbero guidare i Business Partner verso una convinta adozione del cloud e del modello XaaS sono stati ben riassunti in una recente Blog Post della community cloud della società:

1 – Innovare e competere: la modernizzazione facilita l’adozione di nuove capacità di business. L’agilità rende l’organizzazione più reattiva rispetto ai cambiamenti anche non previsti e di trovare punti di eccellenza proprio nel cambiamento

2 – Modernizzare nel cloud grazie a un nuovo modello infrastrutturale basato sull’on demand, sul self service, sulla multitenancy, sulla copertura globale

3 – Migliorare l’agilità, riducendo i backlog: questo significa potersi focalizzare sull’identificazione dei valori di business, invece che sulle problematiche tecniche

4 – Massimizzare il ROI

5 – Mitigare i rischi, nella certezza di soluzioni compliant con gli standard di mercato e con i requisiti normativi

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